Interessante questo articolo di Diego Fusaro sul Bilderberg pubblicato dal Fatto Quotidiano, giornale molto vicino al Movimento 5 stelle. Meriterebbe un’analisi anche la massa degli oltre 800 commenti, che mi sembrano equamente divisi tra “complottisti” ed “anticomplottisti”. Le considerazioni che si possono trarre dalla lettura, in sintesi, sono queste:
1) Fusaro non lo cita ma è evidente che si basa su un’unica fonte, il libro di Estulin, autore del tutto inaffidabile. Non sarei nemmeno sicuro che l’abbia letto tutto però, perché ci sono frasi chiave che mi sembrano riprese solo dalle introduzioni alla versione italiana del libro. In particolare sono riprese quasi “verbatim” (cioè copiate) quelle dove si afferma che “il gruppo Bilderberg non consiste in una società, né in una cospirazione: si tratta, invece, di un incontro privato tra potenti di tutto il mondo” o dove si parla di ” società per azioni mondiale e di aristocrazia di intenti”.
Sono formule utilizzate da Estulin solo nei testi più recenti, ovvero dal momento in cui si è parzialmente allontanato dall’estrema destra “patriottica” americana e si è avvicinato al movimento di Lyndon LaRouche (movimento che per la sua ambiguità può trovare ascolto anche a sinistra). Su tutto questo percorso rimando al mio libro.
2) Fusaro ripete il luogo comune “complottista” sull’assoluta segretezza delle riunioni del Bilderberg: “Dal 1954 ad oggi, non è mai stato permesso alla stampa di assistere ai consessi del gruppo Bilderberg, né si è mai pubblicata l’agenda del convegno, né sono state rilasciate dichiarazioni da parte di chi vi ha partecipato.”
Di queste tre affermazioni solo la prima è vera. E’ bastata una modesta ricerca per accertare che dopo la prima riunione il Principe Bernhard d’Olanda (uno dei fondatori dell’iniziativa) convocò una conferenza stampa alla quale partecipò anche un giornalista italiano che ne riferì ampiamente sul suo giornale. Venne anche pubblicato un lungo comunicato di 6 pagine sui contenuti della discussione. Ancora a metà degli anni ’70 si tenne una conferenza stampa di presentazione il cui video è stato messo in rete dalla Associated Press. Questa pratica cessò per lo scarso interesse dei giornalisti. L’agenda degli incontri viene pubblicata. I report riservati che sintetizzano le discussioni avvenute, sono ormai largamente disponibili (io, senza muovermi da casa, ne ho raccolti almeno una quarantina, l’ultimo del 2002).
I ricercatori seri che si sono occupati del Bilderberg, ne hanno trovato ampia documentazione in molti archivi, anche se, essendo ricerche storiche, questa è più abbondante per gli anni più lontani. Sempre in rete si trova tutta la documentazione della prima riunione (400 pagine di fotocopie, fatture dell’albergo comprese) raccolta da un partecipante italiano.
Gli autori “complottisti” non fanno mai riferimento a questa documentazione perché il mito delle riunioni segrete consente di attribuire ad esse qualsiasi dichiarazione o interpretazione, dato che è difficile smentire ciò che non si sa. Per questo il Bilderberg può essere considerato un gruppo di destra o di sinistra a seconda delle preferenze ideologiche dell’autore. Molti esponenti dell’estrema destra lo considerano un gruppo che vuole instaurare “il socialismo” ed i cui predecessori hanno finanziato la rivoluzione bolscevica.
3) Se si analizza con una certa attenzione critica l’articolo di Fusaro si capisce che c’è un tentativo di mescolare critiche di destra e reazionarie al capitalismo con altre di sinistra. Dove però il nocciolo ideologico (la difesa dello stato nazionale contro l’élite finanziaria che vuole cancellare le identità plurali) è una versione leggermente ripulita del pensiero della destra razzista americana dalla quale, non per caso, nasce la campagna che fa del Bilderberg il presunto “governo occulto del mondo”.
Ora, chiarire tutto questo non significa nascondere il fatto che il Bilderberg sia un’iniziativa che si propone, dall’origine, di favorire l’alleanza atlantica (NATO in primis), di rinsaldare i rapporti tra Europa occidentale e Stati Uniti, di estendere il “libero mercato” e tutti i processi di globalizzazione ritenuti utili alle imprese ed al capitale (finanziario ed industriale, non solo “la finanza internazionale”). Ma le critiche “complottiste”, sia per il metodo, che si avvicina più alla superstizione ed all’esorcismo che all’analisi scientifica dei processi, sia per il contenuto, che tende ad “inquinare” la ricerca di un’alternativa al neoliberismo con posizioni reazionarie, non sono affatto affini ma del tutto alternative alle nostre.
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