Come spiegare la presenza di massa ai festival culturali, per sentire quelle che un tempo sarebbero state solo noiosissime conferenze? È il desiderio di stare insieme, e di vedere poeti e filosofi in carne e ossa. Alla faccia della tv trash
Perché questo bisogno di Platone? Col declinare dell’autunno credo siano terminate quelle Kermesse del Pensiero che hanno avuto il loro culmine nel mese di settembre. Sto parlando dei vari festival culturali come il Festival della Letteratura di Mantova, il Festival della Filosofia di Modena, il Festival della Mente di Sarzana, il Festival della comunicazione di Camogli, il Pordenonelegge - e chissà quanti ne trascuro, magari di dimensioni minori ma non meno riusciti.Chi non ci sia mai andato riesce a fatica a concepire una città intera popolata di visitatori venuti anche da molto lontano, dove a ogni angolo, sala, teatro sta avvenendo qualcosa, sovente anche tre o quattro eventi contemporaneamente, e tutti con gli ultimi arrivati che si affollano in piedi, pronti a seguire una o due ore di conferenze (oggi si chiamano “lectio magistralis” ma è pur sempre un tizio o una tizia che parlano dietro un tavolo, e di cose difficili).
Quando ero giovane le conferenze erano considerate cose noiosissime che si svolgevano in salette mezze vuote e quando da adulto ho scoperto che in Germania si pagavano alcuni marchi per andare a sentire un autore che leggeva i propri testi mi ero chiesto se erano matti, perché da noi per mandare gente ad ascoltare un poeta che si leggeva, la gente non ci sarebbe andata neppure a pagarla. Ma erano certamente altri tempi e qualcosa è iniziato a cambiare a inizio anni Ottanta quando a Cattolica si sono svolte conferenze sul tema “Che cosa fanno oggi i filosofi”. Si pagava per entrare, e arrivavano auditori con pullman dalle città vicine. È stato un cambiamento totale che da allora ha dato inizio a un processo inarrestabile.
Chi è estraneo al gioco può chiedersi: “ma chi glielo fa fare?”. Però si tratta di migliaia e migliaia di persone, per ciascuna città, che in certi luoghi pagano, in altri entrano gratis, ma in ogni caso vengono da fuori e sostengono le spese di viaggio, permanenza e ristoranti, per seguire discorsi e discussioni che un tempo parevano limitate alle aule universitarie. Non si tratta quindi di quattro fanatici o di quattro snob: tutti insieme fanno folla. Che cosa cercano?
Direi che i motivi sono molti. Primo, la gente (almeno, molta gente) non è stupida come pensano i produttori di trash televisivo, e gli editori di riviste a colori sulle affettuose amicizie di attrici e calciatori. Vogliono qualcosa di serio da mettere sotto i denti. Voi mi colmate di grandi fratelli? Ebbene, vorrei un poco di Platone. Sembra un’esagerazione, ma le cifre sono cifre: moltissimi vogliono sentirsi coinvolgere in esperienze “nutritive”. Giocherà anche l’elemento turistico, ma non è il turismo delle famiglie che vanno a vedere il Mulino Bianco (se non ci credete c’è, e ci vanno). E ci vanno anche moltissimi giovani, in parte quelli cui l’università del triennio sta dando meno di un tempo. Un altro elemento è che questa gente vuole incontrare persone in carne e ossa. Certo, se andate su Internet potete trovare i testi di molti di coloro che parlano ai vari festival, e forse potete persino vederli mentre si parlano addosso in televisione, e se vi sono piaciuti o dispiaciuti potete dirlo a qualche fantasma di corrispondente elettronico via Twitter o Facebook. Ma evidentemente non basta: c’è un bisogno profondo di contatti faccia a faccia, di vicinanza fisica. C’è anche del divismo? In parte sì, posso vedere in persona l’autore che amo e magari chiedergli un autografo e persino un “selfie”; ma in fin dei conti questi fan vogliono vedere un filosofo o un poeta e non una valletta.
Infine credo conti anche il bisogno di stare insieme, di riconoscersi in chi ha i nostri stessi gusti e problemi, in scambiarsi delle idee mentre si va da un posto all’altro. Woody Allen consigliava, per incontrare ragazze, di andare ai concerti. Non era solo una battuta, se vuoi incontrare qualcuno che la pensi come te, e non solo sul piano dei rapporti sessuali, hai più possibilità durante l’intervallo di un concerto che andando ad assieparti nella curva sud.
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