IL MINISTERO lavora sul "merito" degli insegnanti. Il mondo della scuola ha recentemente bocciato gli "scatti di merito" proposti dal premier, Matteo Renzi, per determinare in futuro gli aumenti di stipendio degli insegnanti. E il governo lavora sul nuovo meccanismo per distinguere docenti meritevoli e fannulloni. La proposta contenuta nel dossier sulla Buona scuola, presentato lo scorso 3 settembre dallo staff che supporta il governo sulle questioni scolastiche, non ha raccolto i favori di insegnanti, genitori, studenti e dirigenti scolastici. I favorevoli al sistema che prevede aumenti stipendiali ogni 3 anni pari a 60 euro netti in busta paga, ma soltanto per due docenti su tre, ha raccolto soltanto il plauso di un intervistato su tre: il 35 per cento. La maggioranza degli interpellati - il 46 per cento - vede con favore un sistema misto, in cui gli aumenti di stipendio di maestri e professori vengano determinati sia dall'anzianità di servizio sia dal merito conquistato sul campo.
Mentre per il 14 per cento l'attuale sistema di incrementi stipendiali, basato esclusivamente sull'anzianità di servizio, funziona a meraviglia e non ci sarebbe ragione di modificarlo. Il 5 per cento di coloro che hanno preso parte alla consultazione pubblica ha preferito invece "non rispondere". Alla luce di questo risultato al ministero si sta lavorando per mettere in piedi un nuovo modello di retribuzione che prenda in considerazione le critiche avanzate dai cittadini. Il merito, comunque, entrerà a far parte della futura vita professionale dei docenti della scuola italiana, con tutta probabilità a partire dal primo settembre 2015. Non si sa ancora come. Le ipotesi al vaglio sono sostanzialmente tre. Quella circolata all'indomani della presentazione da parte del ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, dei risultati del questionario lanciato in rete per raccogliere il parere degli italiani sulla proposta di riforma del governo è soltanto una delle possibilità al vaglio. E neppure la più probabile.
Stabilire un nuovo sistema per determinare gli aumenti retributivi per metà legato al merito e per l'altra metà legata all'anzianità è senz'altro salomonica. Ma non sembra la più gettonata dal gruppo che si sta occupando della vicenda. Perché, secondo quanto riferito dalla Giannini, l'81 per cento degli interpellati - tra favorevoli al merito tout court e favorevoli al sistema misto - vuole che i docenti più bravi vengano pagati di più dei fannulloni. E il governo vuole cogliere la palla al balzo per fare entrare, una volta per tutte, il merito tra i parametri da prendere in considerazione per pagare gli insegnanti. Le altre due ipotesi percorrono strade diverse. Si potrebbe lasciare l'attuale sistema incentrato sull'anzianità per i docenti in servizio e attivare il sistema degli scatti di merito per i soli nuovi assunti.
Ma questo modello ha il difetto di prevedere risorse aggiuntive che al momento mancano. Oppure si potrebbe optare per un sistema misto con aumenti stipendiali sulla base dell'anzianità per coloro che sono vicini alla pensione e un sistema misto - merito più anzianità - per tutti gli altri, perché alcuni docenti già di ruolo potrebbero essere interessati al merito. Come declinare il tutto? Una cosa è certa: per avviare la rivoluzione del merito in cattedra non c'è, un solo euro in più rispetto a quanto previsto per i vecchi scatti automatici: da 250 a 300 milioni di euro. E, se si vuole mantenere il pareggio di bilancio, al gruppo dei docenti meritevoli dovrà fare da contrappeso quello dei docenti somari, penalizzati economicamente rispetto al sistema attuale.
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