La corruzione nella Sanità italiana “fagocita” 6 miliardi di euro l’anno, sottratti ad innovazione e cura dei pazienti per finire nelle tasche di corrotti e corruttori. Un male contagioso che ha coinvolto ben una asl su 3 in Italia.
Sono i dati emersi dal Rapporto 2016 “Curiamo la corruzione”, presentato lo scorso aprile e curato da Transparency International Italia, Censis, Ispe-Sanità e Rissc.
Proprio di corruzione e rischio di ingerenza della politica e della criminalità nel settore sanitario ha parlato oggi a Roma il presidente della Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, in occasione del Congresso delle Società scientifiche italiane di chirurgia.
Secondo il Rapporto, in ben il 37% delle asl si sono verificati episodi di corruzione negli ultimi 5 anni, «non affrontati in maniera appropriata», e il 77% dei dirigenti sanitari ritiene che ci sia il rischio concreto che all’interno della propria struttura si verifichino fenomeni di corruzione.
Tre sono gli ambiti maggiormente a rischio: quello degli appalti, delle assunzioni e degli acquisti. Con una “falla” preoccupante: l’esame dei Piani anticorruzione, previsti dalla Legge 190/2012, di 230 aziende sanitarie, rivela che nel 40% dei casi si sono limitate a un adempimento formale dell’obbligo di legge e solo una struttura sanitaria su 4 ha risposto in pieno alle norme.
Inoltre, secondo dati diffusi lo scorso aprile dal sottosegretario all’Istruzione, Università e Ricerca, Davide Farone, il malcostume imperversa anche fra i cittadini e «2 milioni di italiani hanno pagato bustarelle per ottenere favori, mentre 10 milioni hanno effettuato visite mediche “in nero”».
«Legami con politica e criminalità organizzata», appalti con il «più alto tasso di proroghe, spesso illegali» e reparti gestiti da primari «che non hanno mai fatto un concorso». A dirlo senza mezzi termini è il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), Raffaele Cantone, ribadendo l’assoluta necessità di maggiori meccanismi di controllo e trasparenza. «In molti casi si è verificato un legame fra Sanità, politica e criminalità organizzata, e l’ingerenza della politica e uno dei problemi della Sanità. Ciò - ha detto - nasce per esempio dalle considerazioni sugli scioglimenti delle Aziende ospedaliere e delle Asl». Il punto, ha avvertito, è che «su molte questioni che riguardano i vertici delle strutture sanitarie c’è una forte influenza della politica, che in alcune zone significa anche un pezzo dell’influenza della criminalità. Lo scioglimento di alcune Asl ne è la riprova”. Ma i rischi arrivano pure dalla concentrazione di potere che si potrebbe determinare con le nuove Centrali uniche di acquisto: «Ciò significa - ha spiegato - che quanto più aumenti il potere, tanto più, ovviamente, devi mettere dei contrappesi. In questo caso, i contrappesi sono dati dalla trasparenza e dalla necessità che ci siano commissioni trasparenti”.
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