sabato 8 marzo 2025

MERITOCRAZIA ED EREDITOCRAZIA. MORELLI S., Anche il liberale Economist si è accorto dell’Ereditocrazia: un mondo basato non sul merito ma sull’eredità, DOMANI, 6.03.2025

 Nuova ereditocrazia è il titolo dell'ultima copertina di febbraio dell'Economist che in un lungo articolo sottolinea come quest’anno le persone nei Paesi sviluppati erediteranno circa 6 mila miliardi di dollari. È significativo che lo storico settimanale bandiera del liberalismo economico affronti con forza e dati un tema che sembra un anatema. Infatti, negli ultimi decenni, l'eredità è diventata un fattore sempre più significativo nella formazione della ricchezza personale e delle disuguaglianze economiche. Tuttavia, paradossalmente, nello stesso periodo di tempo le imposte sulle successioni hanno registrato un crollo drastico, arrivando in alcuni casi ad essere quasi azzerate. Mentre i patrimoni ereditati crescono, spesso concentrandosi nelle mani di pochi, la riduzione delle imposte sulle eredità amplifica le disparità sociali.



Imposte di successione

Nel nostro Paese, le imposte sulle successioni sono tra le più basse d'Europa, con aliquote ridotte e franchigie elevate che di fatto esentano la maggior parte delle eredità. Questo trattamento fiscale di favore è evidente se si confronta la situazione di un lavoratore dipendente con quella di un ereditiero. Un dipendente con un guadagno medio di 23.000 euro, nel corso di 45 anni di lavoro, guadagnerà circa 1 milione di euro, versando quasi 400.000 euro tra contributi e imposte. Al contrario, un ereditiero che riceve 1 milione di euro dai genitori non paga alcuna imposta su quel patrimonio. Questo divario mostra quanto potente sia l’effetto dell’ereditarietà nel perpetuare le disuguaglianze.

A metà degli anni ‘90, i 50.000 italiani più ricchi possedevano in media un patrimonio di almeno 7,5 milioni di euro, cifra che oggi è più che raddoppiata, raggiungendo i 16 milioni di euro. Nello stesso periodo, i 25 milioni di italiani più poveri hanno visto il loro patrimonio medio ridursi di oltre tre volte, scendendo a circa 7.000 euro pro capite. Questa dinamica di concentrazione della ricchezza non ha pari in nessun altro Paese avanzato di cui disponiamo di stime comparabili. E vi ha concorso sempre di più anche l'assenza di progressività nella tassazione di eredità e donazioni, il cui peso sulla ricchezza è fortemente cresciuto. Il valore complessivo dei trasferimenti patrimoniali supera oggi i 250 miliardi di euro, pari a circa il 15% del reddito nazionale. Questa quota è raddoppiata significativamente rispetto alla metà degli anni ‘90. Nel contempo l'aliquota media (il prelievo medio su tali lasciti) si è più che dimezzata dall'1% circa a valori minori dello 0,5%. Una dinamica simile si registra negli Stati Uniti e in tutti i paesi dell'Unione Europea a 27, pur incorporando differenze notevoli fra paesi.

Chiaramente non è sbagliato ereditare cospicui patrimoni; tuttavia, non si può certo affermare che tali eredità siano solo il risultato di meriti o sforzi personali e non anche del contributo di molte e molti altri e delle politiche pubbliche.

Servono regole nuove

Ma non c'è nulla di inevitabile in questa tendenza. Ci sono per fortuna cose che possiamo fare per intervenire. Ad esempio, la Francia ha una struttura dei patrimoni e livelli di disuguaglianza simili all'Italia, oltre a un ammontare simile di trasferimenti di ricchezza per via di donazioni e eredità. Eppure, le imposte di successione in Francia generano circa 15 miliardi di euro l’anno, mentre in Italia siamo a soli 800 milioni di euro. Si potrebbe dunque ribilanciare il peso delle imposte, spostandolo dal lavoro alle eredità, e riformare il sistema di tassazione in chiave progressiva, come avanzato dal Forum Disuguaglianze e Diversità. Secondo questa proposta, ritornando all'esempio appena fatto, l’ereditiere milionario sarebbe chiamato a versare circa 25.000 euro. Un riequilibrio parziale, ma che potrebbe generare risorse significative.

Esse potrebbero per esempio concorrere a riequilibrare ulteriormente lo svantaggio della posizione di molti e molte giovani i cui sogni e piani di vita sono sempre più determinati dalla ricchezza, dallo status e dalle relazioni della famiglia di origine. Da qui la proposta del ForumDD di istituire un'eredità universale: un trasferimento di risorse a tutti e tutte le giovani al compimento dei 18 anni per livellare verso l’alto le basi della ricchezza finanziaria da cui si parte e per ridurre le disuguaglianze estreme di opportunità tra chi ha la fortuna di poter contare su ingenti risorse familiari e chi no. Un trasferimento universale, per accrescere la libertà di ogni singola persona, anche di chi potrebbe vedersi offrire dalla famiglia una “donazione condizionata” e accompagnato da un servizio abilitante, offerto attraverso la scuola e l’intera comunità sin dalla più giovane età a supporto delle decisioni che a 18 anni ogni ragazzo o ragazza potrà prendere. Risorse quindi su cui contare in una fase cruciale della vita, come la transizione verso la vita adulta, quando si fanno scelte che spesso segnano il percorso futuro.

Ripensare in questo modo il ruolo della tassazione è una delle strade per delineare un'alternativa a quella parte crescente della società che ha perso fiducia nella capacità della democrazia di generare giustizia sociale e stimolare il dinamismo della nostra società e della nostra economia.


Nessun commento:

Posta un commento