Lo scontro avvenuto nello studio del Presidente degli Stati Uniti è chiaramente – ai miei occhi di psicoterapeuta – frutto di due narcisismi che si sono incrociati senza le cautele che solitamente la diplomazia adotta per mitigare il rischio di conflagrazione. Ma cosa è il narcisismo? Si tratta di un tratto di personalità che si manifesta con una grande considerazione di sé, grandiosità, arroganza, bisogno di ammirazione e scarsa capacità di capire e mettersi nei panni dell’altro (quella che comunemente si definisce empatia). Quando si manifesta in forma sana permette all’individuo di vivere una vita turbolenta ma soddisfacente. Alcune volte i tratti di personalità travalicano per cui compare una patologia per la quale la persona, come affermava lo psichiatra della fine 800, Karl Jaspers, “soffre e fa soffrire gli altri”.


Fra i capi politici un certo numero ha sicuramente tratti narcisistici ma, per lo più, prevalgono le personalità passivo-aggressive, paranoidi e ossessive. Nello specifico i due contendenti dello Studio Ovale possono definirsi narcisisti? Per quanto riguarda Donald Trump esiste un bel libro di un collega americano che stimo Allen Frances (Twilight of American Sanity: a psychiatrist analyzes the age of Trump, 2017 tradotto in: L’America di Trump all’esame di uno psichiatra; Bollati Boringhieri 2024) che individua tratti di narcisismo nella sua personalità. Sono di pubblico dominio le sue partecipazioni a programmi televisivi in cui si descriveva come il migliore, il più intelligente e capace. Il linguaggio provocatorio che lo contraddistingue manifesta arroganza, mancanza di empatia e scherno verso i deboli


.In Volodymyr Zelensky noto un forte bisogno di essere al centro dell’attenzione con la costruzione di una narrazione in cui apparire un eroe, idea messianica del proprio ruolo e modalità anche visiva (con le divise militari) di presentarsi come sempre in procinto di effettuare imprese titaniche. La sua arroganza e aggressività appaiono platealmente nel momento in cui ha posto fuori dalla legge le altre formazioni politiche e con le buone o le cattive si è imposto evitando nuove elezioni.

Siamo di fronte a due leader carismatici che hanno dimestichezza col mondo dello spettacolo (uno in tv, l’altro anche al cinema) e che non hanno problemi a raccontare frottole o ingigantire determinate situazioni (vari osservatori hanno notato che Trump manipola i dati mentre Zelensky ha addirittura provato a far scoppiare la Terza guerra mondiale affermando che i missili arrivati in territorio polacco erano russi). In sintesi direi che ci sono pochi dubbi sul fatto che ci troviamo di fronte a due personalità narcisiste.

La prima conseguenza di questa valutazione è che sicuramente l’episodio nello Studio Ovale non è stato preordinato. Le personalità narcisiste non sono in grado di organizzare un agguato, come ipotizzato da certi commentatori, ma rifuggono le situazioni in cui la loro immagine potrebbe essere scalfita in un battibecco. Penso che la situazione sia scappata di mano a entrambi. Trump in modo arrogante voleva solo che l’altro firmasse una sorta di resa al suo volere (accordo sulle terre rare). Zelensky, altrettanto arrogantemente, voleva utilizzare la platea americana per rimarcare la sua immagine di cavaliere senza macchia e senza paura come unico baluardo verso quello che lui descrive essere l’orco del Cremlino.

Ora che la frittata è fatta cosa succederà? Ne rimarrà solo uno! La persona narcisista secondo la psicoanalisi sviluppa i tratti di personalità grandiosi e arroganti come reazione a un senso inconscio di inferiorità vissuto in età infantile. Se qualcuno fa emerge questa sofferenza diviene un nemico giurato. Nessuna mediazione sarà possibile. Si illudono i governanti europei se pensano che possa esserci una compromesso fra Trump e Zelensky. L’uno vuole la distruzione dell’altro.

Se l’Ucraina vuole l’appoggio americano dovrà disarcionare con elezioni o colpo di Stato Zelensky per far posto a un personaggio meno arrogante. Al contrario Zelensky proverà fino in fondo a “provocare la Terza guerra mondiale” cercando pretesti per interventi da parte di altri eserciti nel conflitto in modo da risultare il “Capo” di una grande coalizione.