Il giudizio di Alessandro Gilioli, già capo-redattore dell’Espresso ed ex direttore di Radio Popolare, su Milano è lapidario: “Da città triste, depressa, semi abbandonata, priva di autostima, si è trasformata in quindici anni in una città aperta e vitale, piena di iniziative, di locali, di piazze tattiche e di zone a trenta, dove la gente non scappa più il venerdì sera e anzi arrivano perfino i turisti – e pure con un paio di assessori al welfare (Majorino e Bertolé) che si sono fatti in quattro per aiutare gli ultimi alla rovescia: questo è costato l’espulsione dalla città dei ceti popolari e anche di una fetta della classe media, una cementificazione assurda verso l’alto ma non solo, una gentrificazione che nemmeno Londra vent’anni fa, affitti che nessun lavoratore normale può più permettersi, la burinizzazione di vaste aree dove si consuma più cocaina che acqua potabile, la regalìa a pochi privati di enormi profitti. Il tutto con giunte di centrosinistra”.