martedì 23 settembre 2025

GUERRA ESISTENZIALE. LE PAROLE DELLA NEOPOLITICA. CORTELAZZO M., TRECCANI 100, 24.06.2025

L’europarlamentare della Lega Roberto Vannacci ha dichiarato a Bruno Vespa, nel libro Hitler e Mussolini. L’idillio fatale che sconvolse il mondo (e il ruolo centrale dell’Italia nella nuova Europa) (Milano, Mondadori-Rai Libri, 2024), che «l’espansione a est della Nato ha tolto progressivamente spazio vitale alla Russia, costringendola a una guerra esistenziale»Così hanno riferito numerosi giornali nell’ottobre 2024.

Oltre confine

Confesso che non avevo posto attenzione a questa dichiarazione, che contiene una delle pochissime attestazioni di guerra esistenziale in bocca a un politico italiano. Ci sono davvero pochissime attestazioni di questa espressione in Italia. Riesco a citare solo un post, del 13 giugno 2025, nei social (Facebook e Instagram) di Elisabetta Piccolotti, di Sinistra italiana, nel quale la parlamentare cita l’espressione in una lunga lista di guerre e violenze in corso nel mondo, ma con una evidente presa di distanza, rappresentata dalle virgolette tra le quali è incluso l’aggettivo: «l’invasione dell’Ucraina e la guerra ‘esistenziale’ che ha già fatto un milione di morti».

Guerra esistenziale corrisponde all’inglese existential war, presente anche nei titoli di alcuni libri di politologi o giornalisti, che si occupano della guerra in Ucraina e delle guerre in Medio Oriente, e delle loro prospettive: Ukraine’s existential war dimensions of a global conflict, di Philipp H. Fluri e Lada Lesya Roslycky, del 2023; Existential war. From disaster to victory to resurrection, di Ari Shavit del 2024 (se ho ben capito, scritto in ebraico); Existential war. The nature of Russia’s war on Ukraine & Ukraine’s victory strategy, di Volodymyr Ivanenko, del 2025. L’espressione indica un conflitto percepito come una lotta per l’esistenza di una nazione o di un popolo, che vedono in pericolo la propria identità e la propria cultura, se non addirittura la propria sopravvivenza fisica.


O. DIX, DER KRIEG WAR, 1929-1932


Pause


Se i politici italiani, dimostrando in questo più provincialismo che spirito critico, non si sono appropriati dell’espressione, i politici stranieri ne fanno un certo uso, e sulla loro scia i giornalisti italiani che ne riportano le dichiarazioni o che le commentano.

Così, a proposito della guerra in Ucraina, parlano di guerra esistenziale (ma verosimilmente, in origine, di existential war) sia i russi sia gli ucraini. Per i primi, Sergey Karaganov, che è stato consigliere presidenziale di Vladimir Putin ed è tuttora un suo consulente, rispondendo a Federico Fubini per il «Corriere della sera» l’8 aprile 2022, ha detto: «Siamo stati noi. Ora siamo sullo stesso terreno dell’Occidente. L’Occidente ha scatenato diverse aggressioni. Ora siamo sullo stesso terreno morale, siamo uguali. Mi dispiace che abbiamo perso la nostra superiorità morale, ma stiamo combattendo una guerra esistenziale». A sua volta, l’ambasciatore della Ucraina in Italia Yaroslav Melnyk, intervistato da «Formiche», ha spiegato il 23 febbraio 2024 che «per l’Ucraina questa è una guerra esistenziale, per la sopravvivenza e salvaguardia della propria identità». L’espressione, pronunciata certamente dalla stessa prospettiva dei rappresentanti ucraini, è stata fatta sua dall’alto rappresentante dell’Unione europea, Josep Borrell, che il 17 ottobre 2024, nella fase finale del suo mandato, ha sostenuto che era necessario dare un maggiore supporto aereo all’Ucraina, dal momento che «questa è una guerra esistenziale».

Dall’atto estremo alla quotidianità

Nelle settimane più recenti il principio della guerra esistenziale è stato evocato anche a proposito della guerra tra Israele e Iran. Come riferisce «Repubblica» il 16 giugno 2025, il premier israeliano Netanyahu, durante una visita ad alcuni edifici distrutti dai missili iraniani, ha proclamato: «siamo qui perché ci troviamo in una guerra esistenziale, che ora è comprensibile a tutti i cittadini di Israele». Ma già il 16 marzo 2025 aveva dichiarato, secondo il «Sole 24 ore»: «Israele è nel mezzo di una guerra esistenziale su sette fronti».

L’espressione mi era finora sfuggita proprio perché è stata generalmente riservata ai pareri e ai commenti giornalistici di politica internazionale e non è quasi mai stata ripresa dai nostri politici. Ha risvegliato la mia attenzione un articolo del quotidiano «Domani», datato 9 giugno 2025, intitolato Il bellicismo nelle parole, l’espressione «guerra esistenziale» va respinta, e affidato a Mariano Croce, professore di Filosofia politica alla Sapienza Università di Roma.

Il titolo dell’articolo e le competenze dell’autore indicano che la prospettiva da cui viene esaminata la sequenza guerra esistenziale è ben diversa da quella che coltiviamo in questa rubrica. Croce propone una spiegazione dell’emergere di questa espressione, di cui, ovviamente semplifico moltissimo, vede una funzione precisa, quella di alludere, forse anche con un tratto di complicità, a qualcosa che negli ultimi anni si sta pian piano depositando nell’orizzonte politico un po’ di tutti noi: la coscienza che sono finite le cosiddette “guerre per procura” e che da un momento all’altro si possono produrre «conflitti la cui estensione inerisce al profondo della nostra quotidianità in modo diretto e potenzialmente fatale». Ma sullo sfondo si annida l’idea secondo cui l’esistenza di uno Stato è sempre contro qualcuno, un qualcuno che, minacciando la nostra stessa esistenza, ci autorizza ad avere una disponibilità negli ultimi decenni impensabile a sostenere un atto estremo come sono le uccisioni e la guerra contro chi minaccia la nostra stessa esistenza: la guerra corre il rischio di diventare un elemento della quotidianità. Per questo, da filosofo, dato che il concetto alluso da guerra esistenziale rischia di sedurre e attecchire, Croce conclude che «bisogna evitare ogni nostra collusione, denunciarne la subliminale pedagogia guerresca e quindi bandirlo, come si fa con il turpiloquio e le espressioni blasfeme».

In Italia siamo ancora ben lontani dalla situazione che è stata così dipinta. Come ho detto, forse più per disattenzione da provinciali, che per scelta. Resta il fatto che, per ora almeno, il turpiloquio batte, e alla grande, la diffusione aperta del concetto di guerra esistenziale.

 


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