Pochi libri, ancora meno corsi e visite nei musei. I docenti hanno speso il bonus di 500 euro soprattutto per acquistare pc, iPad e tablet. Anche per figli e nipoti, come regalo di Natale. È il bilancio di fine anno sull'uso della card per gli insegnanti introdotta dalla Buona scuola. Non senza polemiche. I presidi difendono il principio, i sindacati attaccano proprio nei giorni della discussione sul nuovo contratto che ripartirà il 2 gennaio: meglio quei soldi in busta paga. E non mancano episodi, narrati nelle chat e scoperti dalle troupe di Striscia la notizia, di acquisti non autorizzati, ma resi possibili dalla compiacenza dei negozianti, tra lavatrici ed elettrodomestici vari.
Partita come una corsa a ostacoli, la card del docente ancora fatica a essere estesa a tutti gli insegnanti, sebbene ci sia stato uno scatto in avanti. Se a febbraio scorso erano stati utilizzati appena 50 milioni sui 381 messi a disposizione, a fine anno siamo a 256. Fondi stanziati per il 2016-2017 che, però, non sono stati totalmente spesi: quasi 125 milioni sono rimasti inutilizzati, «un terzo: non è poco», contesta la Cisl scuola.
Ma per cosa è stata utilizzata la card? Principalmente per l'acquisto di hardware e software nell'era della didattica 4.0: il 77,44%, quasi 200 milioni. Non è escluso che in questa voce siano rientrati anche i telefonini, sebbene il ministero abbia escluso gli smartphone. Nei gruppi social c'è chi racconta di essere riuscito ad acquistare un iPhone 8. Appena il 6,6% (quasi 17 milioni) è andato invece in formazione e aggiornamento, ovvero in corsi, master universitari o di altri enti accreditati. Il 15% è stato utilizzato per libri e testi anche in formato digitale. Poco più di 1,3 milioni è stato speso per andare a teatro; tra i 151mila e i 342mila euro rispettivamente per musei, mostre e spettacoli dal vivo.
Ad usufruirne sono stati 635.098 insegnanti, l' 87% del totale. Una fotografia che apre una riflessione sulle ricadute che il bonus da 500 euro produce in termini di reale incentivo al consumo di beni culturali, di formazione e aggiornamento dei professori. Il Miur difende la scelta: «I docenti ricorrono meno ai corsi perché c'è un piano di formazione obbligatorio in atto, a livello nazionale, da 325 milioni». Ma i sindacati storcono il naso, anche perché la card è riservata solo ai docenti di ruolo ( esclusi i precari) e arriva anche ai prossimi alla pensione e ai distaccati. «Che investimento è? Al terzo anno poi l'acquisto di beni tecnologici comincia ad non essere collegabile con la formazione — osserva Lena Gissi, segretario della Cisl Scuola — Discutiamo sulle modalità, ma queste risorse devono rientrare nel contratto».
Nelle chat regna la confusione: chi non riesce a farsi pagare un master, chi si è visto riaccreditare sul portafoglio elettronico la somma già utilizzata per «spese inammissibili ». E rimbalzano le domande e le risposte più varie: posso andare al cinema, anche in quattro? C'è gente che lo fa, compra anche i biglietti doppi per i musei; ad Ancona accettano il buono in tutti i cinema, a Biella no. E ancora: posso acquistare due tablet? Avete avuto il permesso dal Miur per la Apple Pencil? Al mio collega prof di tecnologia hanno detto di no.
«La premessa è che la formazione dei docenti dev' essere obbligatoria e strutturale e ancora non è così — osserva Lamberto Montanari, responsabile dell'associazione presidi dell'Emilia Romagna — Siamo favorevoli alla card, ma occorrono controlli seri, altrimenti è una risorsa soggetta a un uso arbitrario ».
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