Di Greta ormai si parla ovunque, soprattutto sui social: molti di noi sono colpiti dalla sua determinazione, sguardo diretto e linguaggio preciso, inusuale per una ragazza di sedici anni. C’è chi la considera una bambina, dimenticando che Greta è adolescente e che il ’68 - per fare un esempio - l’hanno fatto gli studenti, non gli adulti. Tra i quali c’è chi le rimprovera le stesse cose che gli adulti di fine Anni Sessanta rimproveravano ai loro ragazzi: che queste battaglie non li riguardano, che dovrebbero andare a scuola. Ci sono poi quelli che sostengono che Greta sia stata manovrata per promuovere il libro della mamma cantante, che dietro il suo impegno si nasconda una strategia di marketing. Il meme è: «non può fare tutto da sola!»: che è di per sé un’ovvietà, ma esprime bene una dietrologia che mira a svalutare la sua battaglia. Come se avessimo visto risultati migliori altrove.
Si è parlato anche dell’autismo di Greta. La ragazza ha la sindrome di Asperger, una forma di autismo ad alto funzionamento che si caratterizza per difficoltà relazionali e sociali e per gli interessi esclusivi e ripetitivi. Negli Asperger (o Aspie, come si dice per abbreviare), l’intelligenza è spesso nella norma, talvolta superiore. Riguardo a Greta, l’autismo è diventato motivo di discussione, per quanto non abbia a che fare con le sue idee e la sua battaglia. Ci sono altre persone Asperger celebri, che hanno fatto recentemente coming-out, ma questa loro caratteristica non è stata associata immediatamente al loro operato. Antony Hopkins e Daryl Hannah si sono dichiarati Aspie, ma nessuno si sognerebbe di giudicare le loro interpretazioni nei film in cui hanno recitato in base a questo.
Nessuno giudica gli album dei Talking Heads in base all’autismo di David Byrne, il loro leader. Invece, per Greta, si sono generati equivoci a non finire. Come nel caso di Rita Pavone, che prima l’ha presa in giro per il suo aspetto e poi ha chiesto scusa, sostenendo di non sapere che avesse la sindrome di Asperger. Toppa peggiore del buco, perché si torna al pietismo: a relegare questa forma di autismo (ovvero di diverso funzionamento) tra le malattie.
Molti Aspie, oggigiorno, stanno emergendo in settori creativi, e credo che nessuno di loro abbia piacere di sentire frasi come: «Guarda che belle cose fa, nonostante l’autismo!» o, viceversa, «Guarda che belle cose gli fa fare l’autismo». Nel campo nelle idee e del movimentismo, come quello di Greta, la questione è ancora più sottile. È noto che la Cia mise in giro la voce che Putin potesse essere Aspie: perché un politico non potrebbe esserlo? Questa condizione minerebbe le sue qualità e la sua affidabilità?
D’altro canto, tra i critici di Greta c’è anche chi della condizione autistica non ha capito nulla, come quelli che, considerandola una adolescente che si occupa di problemi troppo grandi per la sua età, le consigliano di divertirsi e fare ciò che una adolescente dovrebbe fare. In realtà, Greta sta facendo ciò che le piace e la motiva: ha trasformato il suo interesse più importante (l’ambiente) in qualcosa che può condividere con migliaia di ragazzi della sua età che altrimenti non la capirebbero neppure. Ed è stata aiutata da persone che credono in lei. L’autismo non deve determinare il giudizio sul suo operato, né generare fraintendimenti pietistici.
Grazie ad alcune condizioni favorevoli (come la possibilità di dire la propria opinione attraverso il web), molti ragazzi Aspie stanno acquisendo una visibilità e delle possibilità d’azione prima impensate. Ma la loro azione va oltre l’essere autistici.
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