lunedì 14 maggio 2012

GIORGIO LAGO SECONDO MASSIMO CACCIARI. CONFERENZA IN OCCASIONE DEL PREMIO 'GIORGIO LAGO', 24 aprile 2012


Cosa ne direbbe Giorgio Lago? Cosa ne direbbe della crisi, dell’eclissi del federalismo, dell’antipolitica e delle difficoltà dei partiti. Una domanda che ci siamo posti in tanti, in questi anni, e che segnala il grande vuoto lasciato dal giornalista che ha inventato il Nordest. Ieri a Castelfranco, alla consegna del premio a lui dedicato, Massimo Cacciari ha risposto a questa domanda ricostruendone la biografia politico-culturale, e confrontandola con gli eventi dell’attualità. Ecco una sintesi del discorso del filosofo.

L' inguaribile riformista. Giorgio Lago e la parabola del Nordest. Grandi pagine di giornalismo dal 1996 al 2005, Marsilio Editori

CACCIARI: I CAPISALDI DEL LAGO-PENSIERO: FEDERALISMO, EUROPEISMO, LIBERALISMO

“Lago fu tra i primi negli anni ’80 a individuare la crisi di sistema che poi si sarebbe manifestata dopo la caduta del Muro, con le difficoltà della forma partito e il blocco decisionale che affliggeva il nostro paese. Lui pensava che il sistema si riformasse a partire dal federalismo, ma un federalismo colto e non straccione, aperto, responsabile, opposto all’egoismo dei localismi, e quindi naturalmente europeista. Niente a che fare, insomma, con l’antistatalismo reazionario, le patrie inventate e i regionalismi delle piccole patrie, che diventano scimmie del centralismo di Roma. Federalismo, dunque, europeismo e poi un liberalismo di stampo americano, molto umano, niente a che vedere col liberalismo degli anni ’90 che ha provocato l’attuale crisi, un liberalismo che implica che chi ha più ricchezze ha anche più responsabilità”.

“QUELLO IN CUI LAGO SPERAVA È STATO SCONFITTO”

“Ebbene, bisogna avere il coraggio di dire che tutto questo è andato incontro a una pesante sconfitta, sia in Italia che nel resto d’Europa. Il federalismo quando va bene si è risolto in un regionalismo angusto e nella protesta fiscale, ma in genere è stato messo all’angolo dai tanti centralismi che affliggono ogni genere di partito e di sindacato, compresi quelli di categoria. L’Europa, ammettendo nella sostanza il default della Grecia, ha tradito se stessa e i suoi fondamenti, che escludevano che uno dei suoi stati potesse essere lasciato fallire. Infine negli ultimi vent’anni abbiamo avuto uno sviluppo economico che ha ignorato la giustizia, cosicché sono aumentate a dismisura le disuguaglianze, con lo Stato incapace di gestire questa degenerazione”.

“MA LAGO AVREBBE RILANCIATO LE SUE SFIDE”

Ebbene, Giorgio Lago – scomparso sette anni fa – come avrebbe reagito nel suo disincanto a queste sconfitte dei suoi capisaldi?

“Nel suo disincanto – ha proseguito Cacciari - egli aveva già intuito per tempo la fine delle illusioni della seconda repubblica. Cosa direbbe oggi di fronte alla sconfitta delle sfide in cui credeva? A mio parere direbbe che forse il federalismo e l’Europa Unita non sono possibili, ma ciò non toglie che siano necessari. Si verificano dei momenti nella storia in cui ciò che è necessario non è possibile, ma chi non cerca l’impossibile rischia di non avere neppure il possibile. Per cui credo che Giorgio avrebbe rilanciato un patto razionale fra le persone che vedono l’utilità del federalismo, dell’europeismo e del liberalismo, andando a ripescare i suoi interlocutori ovunque essi si trovino, nelle casematte sfasciate dei vecchi partiti. E nell’ottimismo della volontà che lo caratterizzava egli avrebbe pensato che la sfida sarebbe stata ancora possibile”.

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