Intervistato dal Corriere della Sera, il sindacalista sottolinea che “stiamo in una democrazia parlamentare e lo stesso presidente della Repubblica ha ricordato che si vota ogni 5 anni”. Quanto alla possibilità di una riedizione del governo gialloverde a cui Matteo Salvini ha deciso di porre fine, Landini si chiede “dopo 4 mesi di litigi feroci, dopo una crisi in pieno agosto che mette a rischio i conti pubblici e blocca molte misure attese da lavoratori sull’orlo del licenziamento, che serietàpotrebbe avere un simile governo, nato solo per difendere potere e poltrone”.
La posizione del sindacato, quindi, è che serve una svolta. Soprattutto sul programma, aspetto che Conte stesso ha definito “più importante dei nomi”. “Quello che serve”, per la Cgil, “è un governo in grado di combattere le diseguaglianze, l’impoverimento economico e sociale, che rimetta al centro un nuovo modello di sviluppo, riformi la P.a. rilanciando i diritti fondamentalidel e nel lavoro, puntando sull’economia della conoscenza, sulla salute e sul rispetto dell’ambiente. Inoltre, un nuovo governo avrebbe bisogno di ricostruire un rapporto vero con le parti sociali“, come Conte aveva iniziato a fare. “L’idea della disintermediazione“, chiosa l’ex leader della Fiom, “si è dimostrata foriera di errori e di allontanamento tra la politica e i cittadini”.
Al di là del colore politico, in generale “la Cgil preferisce che ci sia un governo checambi le politiche di questi anni, e non mi riferisco solo al governo Conte ma anche ai precedenti. Del resto, sono queste le ragioni sulle quali abbiamo costruito con Cisl e Uil una piattaforma unitaria e l’abbiamo sostenuta nelle piazze”. Il contesto internazionale, secondo Landini, è propizio: “Ora in Europa c’è l’occasione di cambiare le politiche di austerità. Siamo in una congiuntura sfavorevole e anche la Germania, come la Francia, ha bisogno di politiche espansive. L’Italia potrebbe giocare un ruolo importante e sarebbe un errore strategico non cogliere questa opportunità”.
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