mercoledì 6 ottobre 2021

COME SI VOTA ALLE AMMINISTRATIVE. CONSIDERAZIONI DI QUALCHE ANNO FA MA ANCORA VALIDE. W. MAROSSI IL VOTO DISGIUNTO È UNA IDIOZIA, ARCIPELAGO MILANO, 25 maggio 2016

 

Le regole sul come votare. C’è spazio per tutti (anche per i matti)

Nei giorni scorsi ho assistito al faccia faccia Parisi/Sala al Pierlombardo. Dopo la brillante performance di Sala che sta sul palcoscenico come un tacchino in macelleria all’approssimarsi del Natale (complimenti ai suoi strateghi che devono essere o sadici o masochisti o incompetenti o supporter inconsci di Parisi), diversi insospettabili gauchisti mi hanno parlato di voto disgiunto, cioè di una delle più brillanti castronerie che ha partorito il legislatore. M’è punta vaghezza che valga la pena ricapitolare come si vota e come si attribuiscono i seggi.


L’elettore può:
1) tracciare un segno sul simbolo di lista. Esprimendo così voto valido sia per la lista sia per il candidato sindaco collegato. In questo modo si  sceglie oltre al sindaco quale peso hanno le liste nella coalizione; volendo sprecare matita si mette la croce sia sul candidato sindaco sia sulla lista ma non cambia nulla. Questa lineare espressione del voto evita anche l’ingovernabilità del comune (noto come effetto anatra zoppa cioè il sindaco eletto non ha la maggioranza in consiglio) che si è determinata in più casi da Alba a Lamezia grazie all’uso del voto disgiunto.

2) votare solo il sindaco e non la lista. Le liste godranno del premio di maggioranza in caso di vittoria ma la suddivisione dei seggi avverrà sui voti espressi da altri. É una scelta ragionevole solo se si ritiene che le liste apparentate siano tutti uguali.
3) dare un voto disgiunto e cioè tracciare, un segno sul nominativo di un candidato Sindaco e un altro segno su una lista non collegata al Sindaco prescelto. Ad esempio: Parisi sindaco e lista PD. Poiché però il premio di maggioranza, al molto probabile ballottaggio, è attribuito in relazione ai numeri ottenuti dal sindaco, così votando si sfavorisce la lista anche se la si vota perché gli si impedisce di ottenere il premio di maggioranza. In pratica il voto disgiunto serve a delineare una opposizione di comodo, non è una equa ripartizione tra due schieramenti è una scelta a favore della coalizione di cui si vota il sindaco, in questo caso il centrodestra. Chi vota Parisi aiuta Salvini a governare anche se vota la lista comunista. Non a caso è uno strumento in gran voga nei comuni noti per infiltrazioni malavitose. Spesso il voto disgiunto origina dalla necessità di dare un voto di preferenza ad amici, parenti alla lontana, capiufficio, mogli/mariti dell’amante (che così lasceranno più tempo libero per la tresca) tuttavia poiché si priva la lista del premio di maggioranza è un aiuto peloso.
4) dare il voto di preferenza per candidati alla carica di consigliere comunale scrivendone il nome nelle righe stampate a fianco del contrassegno della lista, anche senza segnare il contrassegno della lista stessa. In tal caso esprime un voto valido anche per la lista cui appartengono i candidati votati e per il candidato alla carica di sindaco ad essa collegato. Stante il meccanismo del premio di maggioranza se voti il Nahum alfiere di Israele aiuti anche Sumaya Abdel Qader che pare sia convinta che Israele sia sentina di ogni vizio entrambi candidati PD, però dei due si elegge quello che ha il maggior numero di voti. Per questo le preferenze sono importanti: perché sono una selezione all’interno delle scelte (in questo caso curiose) operate dai presentatori. Ovviamente le preferenze sono anche il luogo preferito di esercizio della clientela, lo strumento principe della corruzione elettorale e l’origine di insanabili inimicizie.
5) l’ elettore può dare due voti di preferenza ma devono riguardare candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda preferenza; attenzione però non si proclamano eletti per genere, passa chi ha un voto in più. Ergo nelle abbinate che ci propongono (sembra di stare a una punto scommesse ippico) c’è alto rischio di imbroglio reciproco dei candidati. Ovviamente non si può votare un uomo in una lista e una donna in altra lista. Per quali ragioni non è dato sapere!

Oltre alle norme ovviamente vi sono poi le sentenze, alcune curiose. Ad esempio può essere utile ancorché non commendevole assassinare l’avversario o fargli il malocchio se i sondaggi vi danno perdenti, perché il TAR e il Consiglio di Stato hanno stabilito che anche in caso di dipartita di un candidato al ballottaggio le elezioni sono ugualmente valide proprio perché esiste il voto disgiunto solo che al ballottaggio andrà il terzo classificato. Dice il Consiglio di Stato “come si ricava da un esame attento della sentenza numero 304 del 24 luglio 1996 della Corte Costituzionale … il legislatore ha, espressamente previsto, che in caso di decesso del candidato sindaco ammesso al ballottaggio, partecipi al ballottaggio stesso il candidato che lo segue in graduatoria”.

I candidati e le liste hanno limiti di spesa, che vi segnaliamo perché così potete regolarvi nel giudizio.
A Milano le spese per la campagna elettorale di ciascun candidato sindaco non possono superare l’importo pari alla somma di una cifra fissa di 250.000€ e di una cifra ulteriore uguale al prodotto di 0,90€ per ciascun cittadino iscritto nelle liste elettorali del comune. Le spese per la campagna elettorale di ciascun candidato consigliere comunale, invece, non possono superare l’importo pari alla somma di una cifra fissa di 25.000€ e di una cifra ulteriore uguale al prodotto di 0,05€ per ciascun cittadino iscritto nelle liste elettorali del comune.

Infine, le spese per la campagna elettorale di ciascun partito, movimento o lista presente alle elezioni comunali (escluse le spese sostenute dai candidati consigliere comunale e sindaco) non possono superare l’importo pari al risultato del prodotto di 1€ per ciascun cittadino iscritto nelle liste elettorali del comune considerato.

Ogni materiale elettorale deve riportare l’indicazione del committente responsabile, chi non lo fa è passibile di sanzioni, fino alla decadenza poiché si presume che sia materiale non rendicontato.  fine campagna tutti sono obbligati a rendicontare le spese con sanzioni nel caso di errori od omissioni sia pecuniarie sia di decadenza.

Per i municipi, valgono le stesse regole e procedure che per il comune con due importanti eccezioni:
1) il Collegio Regionale di Garanzia elettorale per la Lombardia (Corte di Appello) ha stabilito in data 10 maggio 2016 che anche se il Comune li chiama Municipi sempre di circoscrizioni si tratta e quindi si è dichiarato incompetente a visionare i bilanci/rendiconti. In pratica un consigliere di zona può spendere più del candidato a sindaco.
2) si va al ballottaggio nel caso nessun candidato ottenga il 40 per cento più uno dei voti, invece che il 50; e in caso di parità tra i candidati verrà eletto il più giovane, e non il più vecchio.
Chissà perché.

Nei Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti, unitamente alle liste e alle candidature, deve essere presentato un bilancio preventivo di spesa, da rendersi pubblico mediante l’affissione all’Albo Pretorio del Comune (art. 30 comma 2 Legge n. 81 del 25 marzo 1993). Sul lodevole sito del comune dedicato alle elezioni vi è un apposito spazio dedicato, curiosamente fino a ieri desolatamente vuoto.

Altrettanto difficilmente reperibili i programmi nonostante come previsto dall’art.3, punto 5) della legge25/3/93 n.81, all’atto della presentazione della candidatura alla carica di Sindaco e della lista dei candidati al Consiglio Comunale, deve essere necessariamente allegato il programma amministrativo, che verrà affisso all’Albo Pretorio.

Ma come vengono proclamati gli eletti?
I seggi vengono attribuiti dopo l’elezione del sindaco, al termine del primo o del secondo turno di votazione, con l’assegnazione del premio di maggioranza alla lista o alle liste collegate al candidato sindaco eletto.

Al riparto non sono ammesse le liste che abbiano ottenuto meno del 3% dei voti validi (si deve tenere conto dei voti validi riportati dalle liste e non dal candidato sindaco) e che non appartengano a nessun gruppo di liste che abbia superato tale soglia.

Per ciascuna lista o gruppo di liste i seggi sono assegnati proporzionalmente con il metodo d’Hondt.

Se un candidato alla carica di sindaco è proclamato eletto al primo turno, alla lista o al gruppo di liste a esso collegate, che non abbia già conseguito il 60% dei seggi del consiglio, ma abbia ottenuto almeno il 40% dei voti validi, viene assegnato il 60% dei seggi, sempre che nessuna altra lista o altro gruppo di liste collegate a un altro candidato sindaco abbia superato il 50% dei voti validi.

Qualora un candidato alla carica di sindaco sia proclamato eletto al secondo turno, alla lista o al gruppo di liste a esso collegate che non abbia già conseguito almeno il 60% dei seggi del consiglio, viene assegnato il 60% dei seggi, sempre che nessuna altra lista o altro gruppo di liste collegate al primo turno abbia già superato nel turno medesimo il 50% dei voti validi.

Determinato il numero di seggi spettanti a ciascuna lista o gruppo di liste, sono, in primo luogo, proclamati consiglieri i candidati a sindaco non eletti, collegati a lista che abbia ottenuto almeno un seggio.

Sono proclamati consiglieri i candidati di ciascuna lista secondo l’ordine delle rispettive cifre individuali costituite dalla cifra di lista aumentata dei voti di preferenza; in caso di parità, sono proclamati i candidati in ordine di lista .



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