BOLOGNA Dopo un'estate "dura tra Covid e ondate di calore, che hanno avuto un impatto sui pazienti fragili e su tutti noi", la direttrice del policlinico Sant'Orsola Chiara Gibertoni suona la sveglia in vista dell'autunno: "Dobbiamo pensare a una strategia, perché credo sarà inevitabile un rialzo dei contagi, una nuova ondata. Dobbiamo limitare il più possibile l'impatto sugli ospedali con gli strumenti che abbiamo. La quarta dose di vaccino, certo. Ma anche i farmaci antivirali: l'Emilia-Romagna non è tra le più alte in Italia nella prescrizione, e ci sono margini per sviluppare, in sintonia con l'assessorato alla Sanità, un piano per un utilizzo sistematico e allargato".
A Bologna, tra ospedali e medici di famiglia, fino al 31 luglio le prescrizioni sono state 6.500: fra le città che si sono mosse di più. "Ma dai dati di Aifa, la regione è in una posizione intermedia, c'è disomogeneità e sarebbe interessante capire quali sono i limiti e le difficoltà, uniformare i percorsi", continua la manager. Parliamo di armi fondamentali: "Gli antivirali devono essere somministrati nei primi cinque giorni dal contagio, e anche l'aspetto della tempestività va migliorato. Detto ciò, nei pazienti fragili abbattono i ricoveri del 20%, accelerano la guarigione, riducono i giorni di positività". Il ragionamento è questo: da un lato far finire meno persone in ospedale "favorendo il più possibile le prescrizioni sul territorio e in ospedale". Dall'altro, farle guarire prima.
Qui s'inserisce un'altra proposta: valutare l'utilizzo dei farmaci anche per altre categorie come gli operatori sanitari. "Si potrebbe ragionare su un impiego allargato, per limitare i danni dell'assenza degli operatori". L'ondata estiva ha insegnato che l'affanno principale è stato causato dal contagio di medici e infermieri: "Oggi ne abbiamo 22 fuori, ma siamo arrivati a 200. C'è stato un momento, al padiglione 23, in cui abbiamo dovuto ridurre gli interventi per via del personale contagiato".
A proposito di operatori: poiché molti si sono ammalati, la loro immunità in autunno potrà tornare utile per proteggerli, assieme (si spera) all'utilizzo degli antivirali. Ma non solo: "Una quarantena ridotta a cinque giorni è un'altra strada che potrà aiutare". Una proposta di cui si discute da tempo.
Il tutto, spiega Gibertoni, per mantenere viva una speranza: "Non vedere più reparti Covid". E per correre sulle liste d'attesa: "L'obiettivo è rispettare i tempi nel 90% delle prestazioni monitorate e smaltire le liste dal 31 dicembre 2020. Con l'ondata di luglio si è ridotta la nostra capacità di produzione, speravamo di fare di più. Se a settembre riusciamo a lavorare, sono obiettivi che si possono raggiungere".
Intanto al Sant'Orsola si lavora per creare ambulatori in pronto soccorso per i pazienti meno gravi: "Spero di partire a fine settembre. Abbiamo identificato la sede, contigua alla sala d'attesa. Dobbiamo capire i criteri con cui definire i codici verdi. E bisogna vedere il reclutamento: negli ambulatori saranno impiegati medici di continuità assistenziale, da contratto legati all'Ausl. Immagino saranno reclutati rapidamente". Sullo sfondo la carenza di personale, in pronto soccorso ma non solo: "C'è un problema con gli infermieri, abbiamo criticità legate al fatto che i tempi di reclutamento sono stati lenti, ma ora abbiamo ripreso a chiamare, anche se abbiamo visto più rinunce rispetto a quanto eravamo abituati. Sul pronto soccorso permane la carenza, anche dal concorso non siamo riusciti a tornare a una dotazione piena, siamo sotto di tre unità su trenta operatori".
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