Piombino vuole lasciare Livorno per unirsi a Grosseto, nel senso di provincia, e i livornesi non se ne fanno una ragione. Un po’ li capisco, conoscendoli. E’ proprio inconcepibile che ci sia qualcuno, addirittura un’intera popolazione – 34mila persone, mica una – che pur avendo l’inestimabile privilegio di potersi dire livornese ci rinunci. Ma come. E i Quattro Mori le libecciate il cinque e cinque, la torta di ceci nel panino (cinque lire di torta, cinque di pane), e le gabbionate al mare, e le code sulla Fi-Pi-Li per andare a Firenze via Pisa, e le zingarate d’estate i gavettoni d’acqua, l’ippodromo e la baracchina rossa d’Ardenza all’happy hour, e il ponce del Civili – tutta una tradizione anarchica, non stiamo qui a parlare di Mascagni e Caproni ma per lo meno Piero Ciampi, Zeb e le scritte sui muri.
Come si fa? come si fa a preferire Grosseto, parliamone. Sì è un po’ più vicina, 75 chilometri contro 86, ma via, giù, siamo lì. Eppure i piombinesi si sentono più vicini d’animo ai maremmani, tutti i gusti son gusti. Il sindaco ha dato il via a una procedura che passerà per il referendum fra la popolazione ma non è una cosa di oggi, la giunta di centrodestra non c’entra. Anche quella di prima, di centrosinistra, aveva posto il caso: si vuole andare con Grosseto, dateci retta. In impaziente attesa del prossimo numero del Vernacoliere abbiamo intanto le dichiarazioni del sindaco di Livorno, Luca Salvetti, che secondo tradizione cittadina fa ricorso al sarcasmo.
Quello vuole prendere la Groenlandia e il canale di Panama, dice, anche gli amministratori di Piombino hanno le loro “idee folkloristiche”. Ma non c’è tanto da scherzare. Piombino è un polo industriale importantissimo, acciaierie raffinerie porto. Sì c’è la crisi ma c’è anche un progetto di rilancio, c’è il rigassificatore, son soldi. Il porto, soprattutto il porto: i traghetti per le isole e le merci. Son soldi. E cosa dice Giani, presidente di Regione? Dice decidano loro, per me va bene tutto. Altro che Trump.
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