Premessa: ancora non c’è una direttiva chiara da parte del Miur anche se è presumibile che appunto, non essendoci “eccezioni”, valga la norma, ossia le vacanze. Mi sto riferendo alle ferie di Pasqua, quelle che in genere cominciano il giovedì santo fino al martedì dopo Pasquetta. Stiamo parlando, quindi, di sei giorni circa.
Ad alcuni genitori è già arrivata la comunicazione della scuola circa l’interruzione della didattica on line, faticosamente partita da poco. Ed è ovvio che noi genitori la prenderemo, se confermata, malissimo. Perché qui non esiste nessuna pausa, nessuna vacanza, siamo chiusi in casa ora come nei prossimi giorni. Non solo. La didattica on line è ben poco rispetto a quella ordinaria, quindi ci si aspetterebbe come minimo il requisito della continuità.
Ovviamente, non solo non mi rendo conto dell’enorme sforzo fatto dai professori, ma ho parlato con qualcuno di loro per capire la loro situazione. Premetto che trovo assurdo che ogni scuola, in nome dell’autonomia scolastica, si sia dovuta attrezzare da sola, indipendentemente dalle competenze in merito di didattica on line e dall’età dei suoi docenti. In questo modo la situazione è diversissima da scuola a scuola e questo aumenta le disparità rispetto ai bambini
Trovo incomprensibile che non ci siano state linee guida del ministero, ma soprattutto indicazioni sulle modalità – che avrebbero dovuto essere a mio avviso uniformi per tutte le scuole – e concreti aiuti per realizzare questo compito difficilissimo. Invece alcuni fanno didattica interattiva, altri registrano le lezioni, altri mandano compiti per email e così via.
“La didattica on line con i nostri mezzi è una fatica incredibile. Inoltre la stragrande maggioranza dei genitori non collabora, anzi rende tutto più complicato. Stanno sempre a scrivere, a qualsiasi ora, ti chiamano per chiedere ogni sciocchezza, inviano compiti a tutte le ore del giorno avendo magari le foto con i telefonini con inquadrature incontentabili. Sono stremata, non ci disconnettiamo mai“. Questa confidenza di un’amica insegnante spiega bene la situazione drammatica nella quale gli insegnanti si trovano.
Ma ancora una volta, il problema non è la didattica e la sua continuità, ma il fatto che sia organizzata male. Perché una didattica ben organizzata è faticosa all’inizio, non quando è ben avviata. E in teoria dovrebbe prendere l’uso di piattaforme realmente interattive e nessun bisogno per l’insegnante di dare il cellulare ed essere disturbata a ogni ora del giorno e della notte.
Per non parlare, poi, del problema delle dotazioni di ogni singolo studente. C’è chi ha il super tablet e chi ha solo lo smartphone della madre e questa differenza è veramente incomprensibile, perché non si può lavorare con strumenti diseguali. È come correre con una gara con macchine diverse.
Ma torniamo alla didattica, e a noi famiglie. Purtroppo siamo spesso accusate di volere meno vacanze a causa della nostra incapacità di gestire i bambini. Sarà vero per alcuni, ma non per la maggioranza. La continuità didattica è qualcosa di fondamentale in sé e personalmente ho sempre scritto sull’assurdità di un’interruzione estiva di tre mesi, qualcosa di incomprensibile nella maggior parte dei Paesi del mondo, non solo per la difficoltà oggettiva di gestirli per tre mesi, ma anche perché si interrompe un lavoro per un tempo troppo lungo. L’interruzione danneggia l’apprendimento, peggiora il comportamento, crea disagi anche grandi, specie per chi ha genitori lavoratori e non ha soldi per alternative.
E a maggior ragione in questa quarantena io mio chiedo: davvero si pensa di fare sei giorni di interruzione? Rovinando un lavoro forse appena iniziato? Ha senso continuare il calendario scolastico come se nulla fosse? Certo, protesteranno gli insegnanti, probabilmente i loro sindacati, ma il punto di vista allarmato di chi, come noi genitori, ha visto nascere piano piano e con fatica un lavoro che sei giorni rischiano di rimandare a capo, mi sembra legittimo.
Per questo faccio un appello aperto alla ministra della Pubblica Istruzione: che la didattica on line vada avanti, durante i giorni di Pasqua. Mi sembra il minimo. Il problema si porrà, tra l’altro, anche a giugno. Posto che la quarantena non finisca, davvero pensiamo di interrompere la didattica i primi di giugno? Per recuperare il programma bisognerebbe proseguire per alcune settimane.
Insomma, mi appello agli insegnanti che, pur affaticati, riescano a vedere al di là dei loro diritti formali. Vi viene richiesto maggiore sforzo, ma in fondo anche noi genitori lo stiamo facendo, tutti lo stiamo facendo. Per favore, continuate a insegnare.
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