mercoledì 9 settembre 2020

LA MORTE DI AMOS LUZZATTO. REDAZIONE, Addio a Luzzatto, grande “ebreo di sinistra” e grande intellettuale, LA STAMPA, 9 settembre 2020

 «Un ebreo di sinistra». Amos Luzzatto, ex presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, scelse quella definizione di se stesso come titolo del libro pubblicato da Mursia per i suoi 80 anni: in quelle due parole era infatti racchiuso il senso di una vita finita oggi a 92 anni. 



Nato nel giugno del 1928, le Leggi razziste del 1938 lo costrinsero a fuggire dall'Italia per riparare a Gerusalemme e Tel Aviv nell'allora Palestina mandataria. Una volta tornato in patria nel '46, il campo della sinistra, nelle sue varie declinazioni partitiche, divenne la sua scelta: «Le istanze egualitarie e di giustizia - disse una volta - le ho ricavate proprio dalla cultura ebraica. La Bibbia ne è ricca, basta cercarle». Il 'comunista che parlava ebraico', come fu definito, è stato uno strenuo difensore di Israele, anche quando nel suo versante politico erano in pochi ad esserlo. Del resto Luzzatto era nipote di Dante Lattes, rabbino e intellettuale raffinato, esponente di spicco del Sionismo italiano e fondatore della 'Rassegna mensile di Israel'.


I rapporti tra nonno e nipote furono sempre strettissimi: fu Lattes a portare in Palestina Luzzatto e fu sempre Lattes, oramai avanti negli anni, a trasferirsi a Padova per essere vicino a Luzzatto, medico chirurgo nell'ospedale cittadino. L'impegno comunitario ebraico - con profonda conoscenza delle Scritture - associato a quello politico è stata la cifra della sua vita. Diventato presidente dell'Ucei nel 1998 (lo sarà per due mandati), Luzzatto non poteva che portare i suoi tratti distintivi alla guida della rappresentanza politica degli ebrei italiani. E lo ha fatto in momenti difficili: non solo per l'antisemitismo tornato nel frattempo a rialzare la testa, ma anche per un revisionismo ideologico teso a negare o ridimensionare il passato. In entrambi i casi Luzzatto è stato una diga. Come nel caso della visita dell'allora presidente di An Gianfranco Fini a Yad Vashem a Gerusalemme nel novembre del 2003. Una 'prima' per un leader di destra - cresciuto all'ombra del neofascismo di Giorgio Almirante - che dilaniò gli ebrei italiani. Ma Luzzatto ebbe un ruolo di primo piano in quella visita. Se Fini aveva avuto «il coraggio» di presentarsi al sacrario di Yad Vashem «nella qualità di massimo epigone di quella destra» e «come penitente», il suo di viaggio non era stato inutile, raccontò più tardi Luzzatto che lo accompagnò in Israele. Davanti agli orrori raccolti a Yad Vashem, Fini sentenziò che «il fascismo era il male assoluto».

Non sempre facili furono i rapporti con Silvio Berlusconi, specie quando con una gaffe diplomatica il leader azzurro si rivolse alla comunità ebraica romana e non all'Ucei come rappresentanza degli ebrei italiani. Lo stesso a sinistra, quando la 'sua' parte politica si mostrava restia a riconoscere le ragioni di Israele. Luzzatto era grande amico di Giorgio Napolitano e anche di Carlo Azeglio Ciampi. Con la sua morte scompare un grande ebreo italiano e un grande intellettuale. 

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