Il 2 febbraio, in un’intervista con il programma di Rete 4 Dritto e rovescio, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha commentato il caso di Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame dallo scorso 19 ottobre contro il regime del 41-bis (il cosiddetto “carcere duro”). Meloni ha ribadito che il governo non intende modificare il “carcere duro”, aggiungendo (min. 11:49) che già nel 1991, mentre era in carcere, Cospito aveva adottato una strategia simile. «Decise di fare lo sciopero della fame e venne graziato», ha detto Meloni. «Lui è uscito ed è andato a sparare a della gente».
Che cosa è successo nel 1991
Il 31 ottobre 1991 il nome di Alfredo Cospito compare in un trafiletto su La Stampa, dove si parla di «alcuni manifesti a firma di Amnesty International» affissi sui muri di Palazzo Nuovo, a Torino, per chiedere sia «la liberazione dell’anarchico Alfredo Cospito, condannato per diserzione» sia «l’abbattimento delle carceri e il sabotaggio dei “processi-farsa” ai disertori». L’articolo spiegava che l’organizzazione Amnesty International aveva smentito di essere l’autrice di quei messaggi, dicendo di schierarsi a favore dei «detenuti non violenti». Due giorni dopo un articolo simile è stato pubblicato anche dal Corriere della Sera. Dunque è vero che nel 1991 Cospito era detenuto in carcere per diserzione, ossia per non aver rispettato l’obbligo di prestare il servizio militare.
Due anni più tardi, il 29 luglio 1993, il nome di Cospito viene citato da la Repubblica in un articolo intitolato: «Solo un anno di carcere per chi rifiuta gli obblighi di leva». Il quotidiano spiegava che in base a una sentenza della Corte costituzionale «chi si rifiuta di prestare il servizio militare e sconta una condanna non inferiore ad un anno di carcere ha diritto all’esonero dagli obblighi di leva». Il caso preso in esame dalla Corte costituzionale riguardava «un giovane, Alfredo Cospito», che in carcere aveva fatto lo sciopero della fame.
Sul sito della Gazzetta ufficiale è pubblicamente disponibile il testo della sentenza della Corte costituzionale, che ricostruisce anche le articolate tappe giudiziarie che hanno riguardato Cospito all’inizio degli anni Novanta. In breve: Cospito è stato condannato una prima volta per il «reato di mancanza alla chiamata» a un anno di reclusione. Questa pena è stata scontata solo in parte grazie a un’amnistia, ma Cospito, che comunque era ancora obbligato a fare il servizio militare, è stato di nuovo condannato il 16 aprile 1991 a quasi due anni di «reclusione militare per il reato di diserzione aggravata». Dal 27 agosto 1991, spiega il testo della sentenza, Cospito ha poi iniziato uno sciopero della fame e il 27 settembre 1991 suo padre «si è determinato a presentare domanda di grazia al presidente della Repubblica», che all’epoca era Francesco Cossiga. A quel punto il Tribunale di sorveglianza militare aveva disposto il differimento dell’esecuzione della pena in attesa di una decisione del presidente della Repubblica, poi arrivata il 27 dicembre 1991 con la grazia. Ma non è finita qui: tra aprile e agosto 1991 Cospito era stato nuovamente imputato di diserzione. La sentenza della Corte costituzionale era intervenuta per evitare quella che venne definita la «spirale delle condanne», che avrebbero portato Cospito, e altri nelle sue stesse condizioni, a scontare la condanna di diserzione fino ai 45 anni di età, ossia l’età del congedo.
In ogni caso, tra gli anni Ottanta e Novanta il fenomeno dei cosiddetti “renitenti alla leva militare” era piuttosto diffuso. Secondo la Repubblica, per citare un esempio, a luglio 1985 l’allora presidente Cossiga aveva firmato la grazia per 48 detenuti che si erano rifiutati di fare il servizio militare. Anche il suo predecessore Sandro Pertini, spiega il quotidiano, «aveva concesso grazie indiscriminate».
Che cosa è successo dopo
Nel 2013 Cospito è stato condannato a oltre dieci anni di carcere per aver sparato il 7 maggio 2012, a Genova, alle gambe dell’amministratore delegato di Ansaldo nucleare Roberto Adinolfi. Cospito è stato poi condannato a 20 anni di detenzione per aver posizionato due ordigni di fronte a una caserma in Piemonte. In quel caso non ci furono morti, ma l’anarchico fu condannato comunque per il reato di strage che non necessariamente deve fare causare la morte di qualcuno. Per questo reato Cospito rischia ancora la condanna all’ergastolo ostativo, ossia quella che esclude agli ergastolani la possibilità di accedere a una serie di benefici penitenziari. L’anno scorso la Corte di Cassazione ha infatti accolto la richiesta del procuratore generale di valutare il reato commesso da Cospito non più come strage comune, ma come strage politica. Il processo è stato così rinviato alla Corte d’appello di Torino.
A maggio 2022 l’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia ha disposto il regime del 41-bis per Cospito per limitare i suoi contatti con le associazioni terroristiche anarchiche. Contro il regime del 41-bis e contro la possibilità di ricevere l’ergastolo ostativo, a ottobre 2022 Cospito ha iniziato lo sciopero della fame.
Il verdetto
Nel 1991 Cospito è stato detenuto in carcere per essersi rifiutato di svolgere la leva militare obbligatoria. Iniziò uno sciopero della fame e ricevette la grazia dal presidente della Repubblica. Negli anni precedenti anche molte altre persone furono graziate per non aver svolto il servizio militare.
I reati per cui ora Cospito è in carcere sono stati commessi 15 anni dopo alla detenzione del 1991: nel 2006 l’anarchico piazzò due ordigni fuori da una caserma, senza causare morti, e nel 2012 ha ferito a colpi di arma da fuoco un dirigente dell’Ansaldo a Genova.
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