si stanno diffondendo in tutta Italia, facilitati dal numero sempre crescente di persone arrabbiate di fronte alle code nei punti di accesso ai Dipartimenti di Emergenza-urgenza degli ospedali pubblici. Sono i Pronto soccorso privati, che da Nord a Sud stanno avendo successo. Molto successo. Perché la gente ragiona più o meno così: pago, ma posso risolvere il mio problema di salute subito e bene. Va detto, però, che se da una parte aumentano i punti di riferimento per chi è in emergenza, dall'altra c'è chi frena. Fabio De Jaco, presidente della Società Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza, prospetta un'ipotesi inquietante: "Siamo sicuri - dice - che chi accede a questi servizi poi non debba tornare al Pronto soccorso pubblico perché magari un mal di testa era un ictus o un mal di pancia un infarto e serve una Unità complessa per gestirli?".
l pioniere dei Pronto soccorso privati
Se si va a scavare nel groviglio di informazioni che proliferano sui Pronto soccorso privati italiani escono un nome, 'Codice verde', e una città, Milano (ambulatori in via Carlo Crivelli 15/1 aperti dalle 9 alle 19) che formano la carta d'identità del primo esempio di assistenza sanitaria d'urgenza non pubblica in Italia. Il direttore sanitario è il dottor Carlo Zamponi, al lavoro per 39 anni nella chirurgia d'urgenza, che nel 2011 decise di realizzare questo progetto, appunto il primo in Italia nel suo genere. Ora, su questa strada, si stanno muovendo iniziative simili sul territorio nazionale. "Certamente adesso la realtà dei Pronto soccorso privati è favorita dalle condizioni sociali in cui viviamo", premette Zamponi.
Il progetto "Codice verde"
"Quando è nato il Pronto soccorso privato 'Codice verde', dodici anni fa, le difficoltà non sono state poche. Certo, io sono chirurgo d'urgenza e avevo dimestichezza con questo ambiente. Allora pensavo: tutti hanno bisogno di assistenza in urgenza, ma nessuno si fa carico di chi ha patologie minori. Così l'abbiamo chiamato 'Codice verde', proprio perché prendiamo in esame patologie minori classificate come codici bianchi e verdi, per cui mediamente una persona in un Ps pubblico a Milano deve aspettare cinque o sei ore prima di ricevere assistenza".
Qual è il meccanismo che il dottor Zamponi ha innescato? Per accedere a 'Codice verde' bisogna prima telefonare e prospettare il proprio problema. "Facciamo triage telefonico - conferma il direttore sanitario -. Questo per evitare che i pazienti vengano inutilmente da noi e quindi per saltare eventuali code". Alla telefonata, se l'urgenza rientra nella casistica prevista, segue la presa in carico: i pazienti raggiungono il poliambulatorio di via Crivelli e vengono visitati da uno specialista chirurgo. Mediamente ne arrivano 600 l'anno e per la prestazione pagano 150 euro, con l'aggiunta di un sovrapprezzo nel caso ci sia bisogno di ecografie o lastre (che vengono eseguite in una struttura vicina di fiducia), o se il paziente debba essere curato, quindi seguito nel tempo, dai medici del poliambulatorio.
Perché i Ps privati proliferano
Ora viene da chiedersi: perché, visti i costi che prospettano ai pazienti, questo ed altri Pronto soccorso privati stanno proliferando? È lo stesso Zamponi a rispondere: "Prima di tutto evitiamo alla gente di far code e poi, rimanendo nell'ambito degli interventi di minore gravità, garantiamo una qualità della prestazione che non sempre si può avere in ospedale, anche perché di guardia nei Pronto soccorso pubblici mandano spesso medici specializzandi senza esperienza. E poi siamo una fonte di sicurezza per gli stranieri che si trovano a Milano per lavoro, di passaggio, e non hanno un punto di riferimento per problemi sanitari. Senza contare che ci contattano studenti universitari residenti in altre città Italiane e che a Milano non hanno il medico di famiglia. Spesso facciamo le veci dei genitori".
I codici minori
In sostanza, ribadisce il fondatore di 'Codice verde', "Siamo una sicurezza". "Faccio un esempio - prosegue -. Se si avesse bisogno veramente di un intervento urgente perché si ha un infarto, e si entrasse in ospedale trovando davanti un centinaio di codici minori, si soffrirebbero le pene dell'inferno per essere visitati. I codici minori ostacolano il Pronto soccorso snaturandolo, cioè impedendo che sia accessibile a chi veramente ha bisogno".
"E' vero che le nostre sono strutture private, e quindi per accedervi bisogna sostenere un costo - conclude Zamponi - . Però da noi viene chi può permetterselo, e poi va detto che quasi tutti coloro che lavorano hanno un'assicurazione sanitaria integrativa che copre in buona parte i costi sostenuti. Così facendo si lasceranno le strutture pubbliche al servizio di pazienti che non hanno mezzi e che necessitano subito di una buona sanità".
Il risultato di tutto ciò è che i Pronto soccorso privati in Italia si diffondono a macchia d'olio. Quella che si viene a disegnare è una rete con caratteristiche diverse. Ecco qualche esempio. In Lombardia ha aperto l'ambulatorio di Medicina d'Urgenza e Primo Soccorso Bresciamed "per chi - spiegano i responsabili della struttura - non può aspettare ore in Pronto soccorso ospedaliero per patologie minori dal punto di vista clinico, ma non da quello personale". Affronta interventi chirurgici ambulatoriali non rinviabili, traumi, ferite o sintomi acuti di entità moderata, garantisce ecografie urgenti, e svolge urgenze burocratiche. È operativo in caso di infortuni sul lavoro, o su visite che necessitino di certificato di malattia. Il costo è a carico dell'utenza.
Ambulatori ad accesso diretto
Ma c'è anche altro. L'estate scorsa, il Gruppo San Donato al Policlinico San Marco di Zingonia (Bergamo) ha aperto un "ambulatorio ad accesso diretto" attivo di giorno dal lunedì al venerdì dove si affrontano, senza prenotazione, medicazioni, piccoli e medi traumi, distorsioni, problemi dentali, cistiti. Fatta l'accettazione e pagato il servizio (149 euro per la visita), il paziente è indirizzato allo specialista. Lo stesso Gruppo ha avviato due servizi analoghi, per codici bianchi e verdi, al Galeazzi Sant'Ambrogio, area ex Expo, e al Policlinico San Donato. In questo caso, la tariffa è di 190 euro e comprende gli esami di laboratorio. Si punta su ortopedico, cardiologo, urologo e dentista, introvabili nel pubblico: tariffa 190 euro inclusiva di esami di laboratorio.
Guardia medica privata
Roma non è da meno. Il Gruppo Villa Claudia ha attivato un servizio di assistenza medica 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, senza interruzioni festive, per i pazienti con emergenza medica, chirurgica o traumatologica che, se non gravi, sono indirizzati a Villa Salaria Hospital, altrimenti in ospedale. Una formula un po' diversa è quella che propone Romamed Service, servizio di guardia medica privata, che invia medici a domicilio per coprire urgenze anche ortopediche e pediatriche, e anche "per evitare le liste d'attesa di visite specialistiche" o lunghe code nel Ps dell'ospedale", o "perché non è rintracciabile il medico curante". Si muove su diverse aree di intervento: cardiologia, pediatria, urologia, ortopedia, chirurgia generale, Orl, gastroenterologia, neurologia, diagnostica cardiologica e radiologia.
Le critiche di Simeu
Questo panorama però non convince la Società italiana di Medicina di emergenza urgenza. De Jaco lancia l'affondo: "Non chiamiamoli Pronto soccorso ma ambulatori dove vengono fatte prestazioni banali. Ad esempio, mi taglio un dito e vado lì, magari faccio prima e trovo meno caos rispetto all'ospedale", sottolinea. Da non trascurare, infine, la questione dei costi di accesso. "Un'appendicite complessa quanto costa nel privato? 18-20mila euro? Queste cifre non tutti possono permettersele e anche le assicurazioni non è detto le coprano - sottolinea De Jaco - . Quindi il paziente va nell'ospedale pubblico e paga 140 euro per bypassare la fila del Pronto soccorso ospedaliero". E al Ps pubblico arriva come ultima spiaggia: "C'era chi aveva proposto - conclude De Jaco - di rilasciare a chi viene dimesso dall'ospedale il costo delle cure che avrebbe dovuto pagare se fosse stato nel privato. Ricordiamolo".
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