mercoledì 13 novembre 2024

FETICCI ECONOMICI E INFELICITA' COLLETTIVA. IL PIL. REDAZIONE, Il Pil non funziona più?, ACLIMILANO, 14.12.2021

 Da tempo, a livello globale, si discute della validità dei parametri che misurano lo stato di salute di un paese e dei propri cittadini, a partire dal famoso PIL (Prodotto Interno Lordo): se cresce il PIL, si dice, cresce il benessere della nazione.

E’ proprio vero? Cresce per tutti? Alla crescita del PIL corrisponde un miglioramento della qualità della vita delle persone.
Anche beni collettivi irrinunciabili, come il diritto alla salute, devono essere subordinati a logiche di profitto?


Quale scelta? Ultimamente, sembra che l’Italia abbia la crescita maggiore del PIL in Europa, tanto che Il Sole 24 del 30/07/2021 titola :
PIL italiano batte Germania, Francia e media euro. Meglio solo la Spagna
I dati del secondo trimestre diffusi dall’Istat registrano una crescita superiore alle altre grandi economie.

Esulta anche il ministro Brunetta per l’aumento boom del PIL 2021 (dal sito di Adnkronos del 14/11/2021)
PIL, Brunetta: “L’Italia è in boom economico”
“Finiremo l’anno oltre il +6,2%, forse al +6,5%, come avevo previsto mesi fa”

Ma questo successo del PIL porta un miglioramento delle condizioni di vita degli italiani?
Per i media e l’ opinione pubblica il PIL è un semplice numeretto che ci dice se siamo diventati più ricchi o più poveri.
In realtà, il PIL non ci dice nulla di come effettivamente viva la gente.
Negli ultimi quindici anni la ricerca di nuovi indicatori sulla misurazione del benessere, beyond Gdp, oltre il PIL, ha fatto molti progressi.
L’Istat nel 2010 crea il BES (Benessere Equo Sostenibile), un indicatore per valutare il progresso della società non soltanto dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale, che viene aggiornato ogni anno.
L’ invito ad avviare la ricerca di nuovi indicatori si fa risalire al famoso discorso di Robert Kennedy, nel marzo del 1968 (*), e non era proprio un elogio… “Il Prodotto Interno Lordo non misura ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”.
Successivamente, numerosi economisti, tra cui famosi come Jean Paul Fitoussi e i premi Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz e Amartya Sen, hanno analizzato a fondo il problema e «Andare oltre il Prodotto interno lordo» è diventato un movimento internazionale.
Oramai tutti concordano che del PIL occorre tenerne conto ma è necessario che i governi analizzino e tengano conto di altri indicatori per misurare il benessere e il progresso sociale.
Angel Gurría, segretario generale dell’ OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) nel 2018, a proposito del superamento del PIL, disse che “con una migliore misurazione dell’economia e del benessere i governi avrebbero dato una migliore risposta alla crisi economica del 2008”.
“È solo grazie a parametri migliori che rispecchiano le vite e le aspirazioni delle persone che saremo in grado di progettare e attuare politiche migliori per una vita migliore”.,
Insomma, il concetto che emerge è che “Dobbiamo andare “oltre il PIL” senza ignorare il PIL”.

Che cosa è cambiato in questo quadro con la pandemia? Da un lato c’è la necessità di rimettere in moto a ogni costo il sistema economico, e questo ha ridato fiato a chi sostiene che bisogna solo guardare al PIL, senza tante chiacchiere su indicatori alternativi. Dall’altro, però, si è diffusa la percezione di un futuro che può essere profondamente diverso dal passato, con crisi imprevedibili che possono arrivare non solo da virus e batteri ma anche dal cambiamento climatico e dal fatto puro e semplice che siamo vicini ai limiti di sfruttamento delle risorse del Pianeta o forse li abbiamo superati.

Perseverare è diabolico
Ancora una volta in Lombardia si sta facendo passare una “non riforma” della Sanità equiparando il Servizio Pubblico e quello Privato.
A monte di questa visione c’è il mantra del “mercato regolatore di tutto”, la leggenda che “se la marea cresce solleva tutte le imbarcazioni” ( e ovviamente ci sono enormi interessi privati ) e quindi, anche nella Sanità alimentiamo, dicono, la competizione economica tra pubblico e privato, e ne avremo benefici economici e di efficacia sanitaria.
Tutti abbiamo misurato quanto sia stato fallimentare questo criterio, al punto da non garantire più un diritto costituzionale universale, quello alla salute, soprattutto per chi non ha potuto pagarsi le prestazioni. Se il PIL cresce, tutto va bene, dicono, e dentro quei parametri si intende anche il benessere legato alla salute.
Ma è oramai chiaro che la qualità della vita non è solo Prodotto Interno Lordo ma qualcuno ancora non ne è consapevole.
Mentre le previsioni raccontano che quest’anno il PIL crescerà del 6/7 per cento, i media raccontano di chiusure di aziende e licenziamenti, tra gli ultimi ben 769 licenziamenti annunciati da Carrefour.
Nell’ultimo numero di INFORMATTIVA avevamo pubblicato un dato fornito da ISTAT, che valutava il numero di posti di lavoro a rischio per 4 milioni di persone: se solo il 25 per cento della previsione dovesse realizzarsi, segnalavamo, avremmo un milione di disoccupati in più: quale “libera scelta” avranno queste persone per curarsi?
Al contrario del PIL 2021, salari, stipendi e pensioni restano fermi da anni, continuando a perder di valore.
La precarietà e lo sfruttamento del lavoro, soprattutto per i giovani, è dilagante.
La soglia della povertà continua ad abbassarsi e a coinvolgere sempre più cittadini.
Quasi un italiano su dieci è povero. Ma non di quella povertà che non permette di andare in vacanza ad agosto, quanto piuttosto di quelle che ti costringe a misurare ogni euro quando si va a fare la spesa.
Il report annuale dell’Istat certifica una situazione sotto al limite per 2 milioni di famiglie, cioè il 9,4% della popolazione italiana, in forte crescita nel 2020 rispetto all’anno precedente quando era “solo”il 7,7%. Tradotto in valori assoluti si tratta di 333 mila famiglie in più.
L’ incidenza tra le famiglie aumenta vertiginosamente al crescere del numero dei figli. Più di una famiglia su cinque con tre minori si trova in questa condizione.
I poveri, dunque, sono soprattutto giovani: il 13,5% dei minorenni, e ben il 12% dei neonati è nato povero o lo è diventato nel corso del 2020.
E se si pensa che la povertà sia correlata esclusivamente ad una situazione di disoccupazione o marginalità sociale, un dato potrebbe stupire: il 13,2% delle famiglie che ha come persona di riferimento un operaio è considerato “assolutamente povero”.
Il Pil può salire mentre la maggior parte della gente sta peggio.
E non misura la degradazione dell’ambiente, o la sostenibilità della crescita.
Il PIL misura la quantità dell’attività industriale, commerciale, finanziaria e dei servizi, ma non misura la qualità della vita.
Il capitale umano deve essere più importante del capitale economico/finanziario.
Il COVID-19 sta modificando il nostro mondo e condiziona peggorandolo il benessere delle persone in vari modi. La crisi sta mettendo in maggior risalto le diversità sociali ed conomiche che squilibrano le nostre società e le approfondisce ancor di più colpendo ancor più duramente le persone più fragili.
Il Governo del paese, nella sua strategia di uscita dal COVID-19, dovrebbe porsi come obiettivo principale e prioritario quello di garantire una vita migliore per tutti e, il recupero di una nuova vita normale, dovrebbe essere la priorità di tutti.

(*)
Robert Kennedy e il PIL
Discorso all’ Università del Kansas – 1968
Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfa-zione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo (PIL).
Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le pri-gioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, si accresce con gli equi-paggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro di-battere. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la no-stra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devo-zione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita ve-ramente degna di essere vissuta”.

Robert Kennedy venne ucciso tre mesi dopo questo discorso, e prima di es-sere eletto Presidente degli Stati Uniti.

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