Recentemente Ernesto Galli della Loggia, sulle colonne del Corriere , ha avvertito che «sarebbe davvero singolare che l'ethos cristiano restasse estraneo» alla sfida che il Paese ha davanti a sé: «Darsi un modello di vita su un abito nuovo di serietà e di sobrietà...». Eppure egli vede nel mondo cattolico un generale silenzio. Per il ventennio che abbiamo alle spalle è difficile dargli torto.
In questi anni c'è stato un indubbio degrado sociale e civile del Paese e il laicato cattolico, che pur alimenta un'area estesa di volontariato attivo e generoso, non è stato capace di farsi sentire. Una cappa di mediocrità e di sgargianti cose fasulle è sembrata pesare su tutto. La denuncia, quando c'era, si consegnava a una voce timida e trattenuta; c'era la preoccupazione che essa potesse scombinare l'assetto di potere che il consenso politico aveva fissato in un certo modo, considerato rassicurante. La insignificanza della condotta privata nella sfera pubblica veniva evocata di continuo quasi a giustificare la propria tranquillità; anche questo si è visto.
Su un altro piano la particolare insistenza della Conferenza episcopale italiana sui «principi non negoziabili», come primari criteri per l'orientamento civile e politico dei cattolici, ha finito per rendere sfuocate le voci su altri temi di straordinaria importanza. I cattolici, dunque, stretti da antiche «timidezze» e, quanti non lo fossero, inseguiti dalla pericolosa qualifica di «cattolico adulto»... Ma sono bastate, da ultimo, alcune apprezzate aperture perché molti tavoli fossero rovesciati (incluso quello politico) e aria fresca risvegliasse il «corpaccione» pigro del mondo cattolico, con sorpresa compiaciuta e interessata di ambienti laici avvertiti e civili.
Anche prima, naturalmente, voci importanti del mondo cattolico si erano levate, libere e forti; basti pensare alle Acli, alla stessa Azione cattolica, a non pochi uomini di Chiesa, presuli autorevolissimi, a riviste importanti, ma, per il contesto generale, segnato da incredibile opacità che tutto omologava, esse rimanevano isolate, quasi inascoltate.
Oggi non è più così. La crisi durissima che stiamo vivendo ha spazzato via molte cose, ha ridotto all'essenziale le scelte di campo; si sente diffuso il bisogno di verità. In questo nuovo contesto si spiega come un certo associazionismo cattolico, consapevole del passato silenzio, cerchi di uscire allo scoperto, di farsi «presenza» nel Paese. Il primo seminario di Todi e quello che verrà ne sono la dimostrazione.
Ma per Galli della Loggia la voce dei cattolici sarebbe comunque anche oggi di assoluta irrilevanza. Questa idea della «irrilevanza» non mi convince. Forse è male evocata; lo prova il fatto che per l'insigne studioso «neppure nessuna voce laica riesce oggi a dire qualcosa al Paese». Ma, allora, questa generale irrilevanza finisce per essere solo lo specchio della crisi profonda della vita collettiva, rispetto alla quale tutti sono allo stesso modo chiamati (laici e cattolici, credenti e non credenti) a un cambiamento radicale della vita del Paese; un cambiamento morale e civile con vantaggio, tra l'altro, della «buona politica» e dei canali della sua rappresentanza oggi insidiati da un populismo incalzante.
Ancora, mi sembra del tutto opinabile, ma per altre ragioni, la irrilevanza dei cattolici che Galli della Loggia vede sul piano più propriamente politico a partire dalla caduta della Dc in poi. Francamente mi pare difficile contestare che il progetto dell'Ulivo prima, e del Partito democratico dopo, non abbiano avuto un'impronta decisiva da parte cattolica. Più precisamente da parte di coloro (come non ricordare Nino Andreatta e Pietro Scoppola) che, nel quadro ormai pienamente acquisito del pluralismo politico dei cattolici, si riconoscevano nel cattolicesimo democratico.
Questo progetto, sul filo della storia forte del Paese, di culture politiche diverse che si riconoscono ormai in una comune ragione democratica è stata una novità tutt'altro che irrilevante. Non solo la leadership di Prodi, per due volte, ne è stata la conseguenza non casuale; gli stessi presupposti per un sistema bipolare o comunque della alternanza dello schieramento politico nascono da lì. Non è cosa da poco.
Queste ultime osservazioni portano a escludere che la rilevanza nella vita pubblica italiana dei cattolici, oggi, sia legata alla presenza di un partito cattolico sul tipo della Dc o comunque organizzato. Se c'è, i cattolici sono rilevanti, se non c'è i cattolici non lo sono; non è così. Ed è bene che gli amici di Todi, che si sentono incalzati o che lo sono già per conto loro, riflettano e riflettano bene.
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