sabato 7 dicembre 2013

IDEE E TEORIE POLITICHE. ANARCHISMO E MARXISMO. UN SAGGIO SUL LUMPENPROLETARIAT. F. DENUNZIO, Il presente politico degli 'straccioni', IL MANIFESTO, 6 dicembre 2013

Uno dei grandi meriti del libro di Gian­luca Solla, Memo­ria dei sen­za­nome. Breve sto­ria dell’infimo e dell’infame (ombré corte, pp. 169, euro 16) è sicu­ra­mente quello di fare chia­rezza su di un con­cetto molto noto alla tra­di­zione del les­sico mar­xi­sta: Lum­pen­pro­le­ta­riat, con cui si indica quello strato della popo­la­zione pari­gina arruo­lato da Luigi Napo­leone per com­bat­tere la classe ope­raia insorta e, di seguito, per soste­nere il suo colpo di Stato nel 1851.
Edu­cati e abi­tuati dalle tra­du­zioni ita­liane esi­stenti de Il 18 Bru­maio di Luigi Bona­parte di Marx, i let­tori sono por­tati a iden­ti­fi­care il signi­fi­cato di que­sta parola con quello di «sot­to­pro­le­ta­riato», quando, invece, dovremmo, seguendo le indi­ca­zioni di Solla, ripor­tarlo a quello let­te­rale di «pro­le­ta­riato strac­cione», per­ché Lum­pen, in tede­sco, «sono gli stracci». Natu­ral­mente, se si ridu­cesse a que­sta chia­ri­fi­ca­zione seman­tica la pro­po­sta teo­rica dell’autore lasce­rebbe il tempo che trova. Solla tiene assieme rifles­sione les­si­cale e ana­lisi politica.



La ragione della feccia

Al di là di tutte le subli­ma­zioni agite da una potente e con­trol­lata scrit­tura filo­so­fica che con­sente di tra­sporre sul piano rap­pre­sen­ta­tivo una serie quanto mai ete­ro­ge­nea di feno­meni sociali molto com­plessi (dalla vita quo­ti­diana nella Bagh­dag di oggi allo sta­tuto del repor­tage foto­gra­fico fino ad arri­vare alla lot­te­ria, solo per fare qual­che esem­pio) e di evi­tare così ogni dovuta veri­fica empi­rica delle pro­po­si­zioni for­mu­late, è pro­prio il ter­reno dell’analisi poli­tica quello più sicuro su cui col­lo­care il lavoro di Solla e valu­tarne la portata.
Quindi, per spez­zare il cir­colo incan­tato di que­sta scrit­tura magica e per tirare fuori il suo autore da quella arti­fi­ciale «potenza del pen­siero» che fa cre­dere al filo­sofo di poter asse­gnare signi­fi­cati a una realtà sociale molto arti­co­lata osser­vata nella quiete del suo stu­dio, è neces­sa­rio ridurre Memo­rie dei sen­za­nome al dibat­tito poli­tico, antico e nobile, che lo anima: quella tra mar­xi­sti e anar­chici, tra Marx e Bakunin.
Con que­sto ritor­niamo al «pro­le­ta­riato strac­cione». Per Solla il chia­ri­mento seman­tico porta a un’analisi poli­tica. La durezza con cui Marx stig­ma­tizza que­sta spe­cie di pro­le­ta­riato («fec­cia di tutte le classi»), dipende, per l’autore, non tanto dal fatto che siano stati mili­ta­riz­zati per abbat­tere la rivo­lu­zione ope­raia fran­cese, quanto «dal timore che que­sti strac­cioni ple­bei riven­di­chino lo sta­tuto di ultima delle classi… È per que­sto motivo che Il 18 Bru­maio è, in buona sostanza, una nar­ra­zione osses­sio­nata dalla pre­senza del Lum­pen­pro­le­ta­riat che da vicino minac­cia non solo il buon esito della voca­zione rivo­lu­zio­na­ria del pro­le­ta­riato, ma anche la stessa evi­denza dei con­cetti che sono stati uti­liz­zati per costruirla e per difen­derla. L’orrore, la sor­presa, il timore val­gono pro­prio per la pos­si­bile con­fu­sione che potrebbe nascere tra il pro­le­ta­riato, classe desti­nata a riscri­vere la sto­ria di tutta l’umanità, e que­sti Lum­pen, que­sti stracci d’umanità che si lasciano facil­mente cor­rom­pere, scri­vendo una pagina ver­go­gnosa della sto­ria delle lotte per l’emancipazione».
Stig­ma­tiz­zati ed esclusi da Marx, que­sti strac­cioni diven­tano per Solla il modello di tutte le forme con­tem­po­ra­nee di rivolta (dalle Black Pan­ther alle Ban­lieue a Rosarno), per­ché sono pro­prio que­gli stracci a ribel­larsi, per poi spa­rire, in ogni angolo del mondo e al di fuori di ogni logica rivo­lu­zio­na­ria, in par­ti­co­lare da quella che pre­sup­pone l’esistenza di un sog­getto poli­tico forte ancora legato alla con­di­zione del lavoro: «La stessa parola “Lum­pen” indica allora forse qual­cosa come il debor­dare da forme già date, come quella di classe, che costi­tui­scono altret­tante iden­tità fit­ti­zie… emer­gere di lotte che riman­gono irri­du­ci­bili alla nozione stessa di “lotta di classe”, che invece ha pre­teso di incor­po­rarle tutte e di tra­durle in azione politica».
Que­sto attacco a Marx e al mar­xi­smo (dal movi­mento ope­raio fino a quello ana­cro­ni­stico al socia­li­smo reale sovie­tico) ha senso solo se la si col­loca nella tra­di­zione poli­tica a cui Solla appar­tiene, quella anar­chica baku­niana. È dif­fi­ci­lis­simo tro­vare nella pro­du­zione filo­so­fica con­tem­po­ra­nea ita­liana ana­lisi attente e sofi­sti­cate come quelle che l’autore dedica, sor­pren­den­te­mente, a Baku­nin, suo effet­tivo refe­rente teo­rico con­tro Marx: «in realtà Baku­nin insi­ste piut­to­sto sui Lum­pen come espres­sione della supe­rio­rità delle gioia con­tro l’ordine, inten­dendo con la prima quanto in ogni vita è in grado di eman­ci­parsi dalle appar­te­nenza o dalle iden­tità che dovreb­bero defi­nirla, ma che fini­scono imman­ca­bil­mente per legarla a una falsa imma­gine, che garan­ti­sce appunto l’ordine e dun­que la col­lo­ca­zione di con­trollo sulle esistenze».
Resti­tuito alla sua tra­di­zione poli­tica, Memo­rie dei sen­za­nome attua­lizza una delle grandi discus­sioni che hanno segnato la sto­ria mar­xi­smo, e torna a dare parola all’anarchismo in sede di rifles­sione filosofica.
Ora, però, non biso­gna fare cre­dito a Solla di un’ingenuità ecces­siva, cre­dendo che argo­men­ta­zioni di que­sto tipo e di tale serietà non susci­tino da parte mar­xi­sta una rispo­sta e aprano un dibat­tito epi­ste­mo­lo­gico, lavo­ri­stico e politico.
In primo luogo, quella che l’autore chiama «lista», cioè l’elenco sti­lato da Marx degli appar­te­nenti al «pro­le­ta­riato strac­cione» (vaga­bondi, galeotti, evasi, imbro­glioni, bari, tenu­tari di bor­dello, accat­toni e così via), è la messa in opera di un prin­ci­pio di clas­si­fi­ca­zione stret­ta­mente socio­lo­gico con cui, clas­si­fi­cando, si defi­ni­sce una classe logica di agenti sociali e così facendo la si fa esi­stere innan­zi­tutto epi­ste­mo­lo­gi­ca­mente. In secondo luogo, que­sta classe logica non è così ete­ro­gena come sostiene Solla, il fat­tore che con­nota la sua unità è l’esclusione dai pro­cessi pro­dut­tivi di tutti gli attori sociali che la com­pon­gono. In terzo luogo, nella sua esi­stenza con­creta, que­sta classe logica è stata mili­ta­riz­zata per repri­mere nel san­gue la rivo­lu­zione ope­raia fran­cese. Come dire, Marx aveva le sue ragioni, teo­ri­che e poli­ti­che, per dif­fi­dare di que­sti straccioni.
Ora, al di là di tutto ciò, le ragioni pro­fonde di un dia­logo con Memo­rie dei sen­za­nome, vanno cer­cate altrove, a par­tire da una domanda.

La paura del capitale

In un dia­logo pre­sente in Vine­land, romanzo dello scrit­tore ame­ri­cano Tho­mas Pyn­chon, uno dei pro­ta­go­ni­sti, Hec­tor Zuñiga, poli­ziotto della nar­co­tici para­dos­sal­mente intos­si­cato dalla tv, dice a Zoyd Whee­ler, «strip­pa­tone» della gene­ra­zione anni ’60: «Ordun­que, Zoyd, nel chiuso dell’intimo tuo, poniti que­sta domanda a mo’ di eser­ci­zio spi­ri­tuale zen: “Chi di noi si è sal­vato?”». Para­fra­sando, si chiede a Solla: «nel silen­zio della tua anima chie­diti, di chi mai ha avuto dav­vero paura il Capi­tale?». Degli anar­chici sen­za­nome o della classe ope­raia orga­niz­zata nelle sue forme di lotta e di riven­di­ca­zione? Di chi ha paura Jeff Bezos, padrone di Ama­zon, durante il periodo nata­li­zio, quando è costretto ad assu­mere una quan­tità note­vole di lavo­ra­tori inte­ri­nali per smal­tire gli ordini, dei sen­za­nome o dei nuovi ope­rai dell’immateriale final­mente riu­niti nel sin­da­cato tede­sco Ver.di?

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