Proviamo un po’ a capire come funzionano i cosiddetti talk politici che, dopo una fase in cui parevano in declino, hanno di nuovo conquistato la ribalta. Dino Giarrusso, l’ex Iena che, dopo essere stato sconfitto alle elezioni, ha trovato comunque il modo di riciclarsi all’interno del M5S, era ospite giorni fa di Lilli Gruber a «Otto e mezzo». Si discuteva dell’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini.
Giarrusso ha detto tali e tante castronerie che la conduttrice si è sentita in dovere di controbattere e di umiliarlo davanti alla platea. Una figuraccia, rimbalzata sui social. Guia Soncini gli ha dedicato alcuni versi sull’aria di «Piccola Katy» dei Pooh: «Piccolo Giarry, stanotte hai capito/Che invitandoti t’hanno tradito/Alla tua performance han negato il calore/Che si conquista in un’ora d’amore/E in questa sera di grigia foschia/Avresti voluto andartene via». Chamberlain è ricorso a Marx: «La storia si ripete sempre tre volte: la prima in tragedia, la seconda in farsa, la terza in Giarrusso».
Dopo una simile performance, Giarrusso sarà ancora invitato nei talk? Sì, basta aspettare qualche giorno. Ai talk non importa ragionare, non interessa la verità e, tantomeno, mettersi in discussione. È un genere misto, come ha scritto Walter Siti: «È un po’ reality, un po’ soap, un po’ luna-park (anzi, tirassegno), un po’ improvvisazione e un po’ commedia; come in tutti i testi che danno importanza alla forma (e uno spettacolo non può non appartenere a questa categoria), i contenuti specifici valgono meno dell’effetto generale». Per questo motivo, Bianca Berlinguer invita Mauro Corona, non curandosi della sua immagine ormai del tutto sbiancata. Nei talk nessuno si assume più la responsabilità di quello che dice. Basta essere sempre disponibili, «bucare» lo schermo e fare ascolti. L’emotività ha preso il posto della razionalità. Vieni avanti Giarrusso!
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