Centri scommesse, locali attrezzati con le classiche macchinette per i giochi online, ma anche politica, sport, gestione business dei migranti. C’è tutto questo nell’operazione antimafia condotta stanotte dai carabinieri. E spunta anche il nome di un politico eccellente. Un invito a comparire per essere interrogato dai pm della Procura distrettuale antimafia di Palermo è stato notificato al deputato regionale di Forza Italia Stefano Pellegrino, marsalese di 61 anni, affermato penalista siciliano. Pellegrino è indagato per corruzione elettorale, ma non gli è stata contestata l’aggravante mafiosa. Pellegrino siede all’Assemblea Regionale Siciliana dal maggio 2017 quando subentrò Girolamo Fazio, nel frattempo arrestato per corruzione, ed è stato rieletto alle ultime elezioni regionali nel collegio della provincia di Trapani con oltre 7 mila preferenze. Nel Parlamento regionale presiede la prima commissione ed è anche componente della commissione regionale antimafia.
Ancora una volta la caccia al latitante Matteo Messina Denaro viene condotta dai magistrati della Dda di Palermo seguendo la pista dei soldi. Quello adesso scoperto era un affare ricco e lucroso per la mafia trapanese. Tanto che assieme agli arresti sono stati sequestrati beni per 5 milioni di euro. Sotto il controllo delle cosche di Castelvetrano e Campobello di Mazara, da queste attività le famiglie mafiose della provincia di Trapani hanno tratto linfa vitale. Ma soprattutto “soldi facili” da fare arrivare al boss latitante Matteo Messina Denaro. Incalcolabile quanto denaro la mafia trapanese in questo modo sia riuscita a gestire, certamente quei centri scommesse sparsi nel Belice erano per Cosa nostra una sorta di bancomat, hanno spiegato in queste prime ore dal blitz di stanotte i carabinieri del Comando provinciale di Trapani, guidati dal tenente colonnello Antonio Merola.
Gli arresti sono stati eseguiti all’alba dai carabinieri del comando di Trapani del Ros, l’operazione è stata denominata “Mafia-Bet” (Bet dal suffisso che contraddistingue il mondo internazionale delle scommesse). In manette sono finiti gli imprenditori Calogero Jonn Luppino, campobellese di 39 anni, suo zio Salvatore Giorgi, 60 enne, anch’egli di Campobello di Mazara e Francesco Catalanotto, castelvetranese gestore di un centro scommesse a Campobello di Mazara. Sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, Luppino risponde anche del reato di corruzione elettorale, lui sarebbe stato l’alter ego di Pellegrino e l’ordine di sostenere il penalista marsalese alle regionali sarebbe arrivato dal carcere. Contro di loro un ordine di fermo spiccato dalla Procura antimafia di Palermo, provvedimento firmato dal procuratore aggiunto Paolo Guido.
Questa indagine ruota attorno a John Luppino, che in poco tempo è diventato un super manager nel mondo delle scommesse e giochi online , aiutato dalle famiglie mafiose che obbligavano i vari esercizi commerciali a installare le macchinette delle società di Luppino e Giorgi, con pesanti ritorsioni in caso di rifiuto. Luppino poi si interessava della gestione della cassaforte mafiosa, occupandosi del sostentamento, relativo alle spese legali e alle altre necessità del boss detenuto Franco Luppino, uomo di fiducia di Messina Denaro, nonché del finanziamento dei vertici delle famiglie mafiose di Campobello di Mazara, Mazara del Vallo e Castelvetrano. Molteplici i contatti registrati tra John Luppino e Catalanotto, ma anche con Rosario Allegra, il cognato del latitante. Uomo dalla vita vorticosa , fondatore di una squadra di calcio, impegnato nel business dei migranti e prestato anche alla politica, Luppino nel 2011 è stato consigliere comunale con l’Udeur a Campobello di Mazara, dove nel 2014 ha fondato il movimento «Io amo Campobello» a sostegno del candidato a sindaco, poi eletto, Giuseppe Castiglione.
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