«Adeguamento dei contratti di Fazio e Vespa. Sono giornalisti e guadagnino come loro (massimo 240.000 euro lordi all’anno)». È una delle «cose fondamentali» da fare secondo Alessandro Di Battista, ex deputato del Movimento 5 Stelle che, in un post su Facebook, elenca i possibili tagli. «È giunto il tempo di una sforbiciata senza precedenti dei costi della politica e non solo» è la premessa, perché «i sacrifici li fanno tutti, tranne i politici o i conduttori Rai pagati con denaro pubblico che sono giornalisti, ma non hanno contratti da giornalisti». In realtà Fazio non è attualmente iscritto all’albo dei professionisti (si cancellò nel 2016 per motivi deontologici legati a uno spot della Tim) e lo stipendio di Vespa fu già ridotto di 700mila euro nel 2017, portando il suo compenso a circa 1 milione e 200mila euro a stagione. Attualmente il contratto del conduttore di «Porta a Porta» è scaduto ed è iniziata la trattativa per il rinnovo, mentre il presentatore di «Che tempo che fa» (che guadagna invece sui 2 milioni l’anno) ha ancora due anni e qualche mese di contratto.
Nella salotto di Fazio su Rai1 stasera saranno ospiti in studio il presidente della Camera Roberto Fico e il direttore artistico di Sanremo Claudio Baglioni, finito a sua volta in polemica social con l’esecutivo sul problema migranti. Chissà che, tra le righe, non si affronti il tema compensi di viale Mazzini: uno dei pochi collanti rimasti a tenere unita la maggioranza. Sulla questione è tornato infatti pure Di Maio: «Non è una crociata contro Fazio e Vespa ma un tema di giustizia sociale - spiega il capo politico dei 5 Stelle -, se guadagni 3 milioni all’anno te lo devi un po’ tagliare lo stipendio, perché non è più tempo di mega stipendi in Rai. Poi - riconosce - deciderà l’amministratore delegato ovviamente, ma noi abbiamo tutto il diritto di dire queste cose». Il vicepremier, in comizio a Ortona per le regionali abruzzesi, aveva già sollevato il “caso Fazio” il mese scorso, appellandosi al «buonsenso sulle retribuzioni». Certo se l’intento generale è quello di moralizzare gli ingaggi del servizio pubblico immaginiamo che anche i vari Conti, Amadeus, Clerici o Magalli non fatturino una miseria: la grossa differenza è, naturalmente, che i loro contenitori sono politicamente neutri e non rischiano di spostare voti.
Ma la stretta alla cinta non riguarda solo i nomi forti del palinsesto Rai. Di Battista, richiamato dal Sudamerica per rilanciare il Movimento appannato dallo straripante Salvini, elenca altri 5 punti di altrettante sforbiciate raccomandate a Palazzo Chigi, non sulla tv pubblica ma direttamente sulla politica: «Taglio di 3500 euro al mese sullo stipendio dei deputati (con un risparmio di circa 22 milioni di euro all’anno), dei senatori (risparmio circa 11 milioni all’anno); e di tutti i consiglieri regionali (circa 36 milioni di euro all’anno)». Non basta, la ricetta contempla anche «l’abolizione totale di tutte le doppie indennità, sia alla Camera che al Senato che nei Consigli regionali; il taglio di oltre 300 parlamentari» e, dulcis in fundo, l’abolizione della liquidazione degli onorevoli: «Io per una sola legislatura ho preso 43.000 euro, ovviamente restituiti - afferma Dibba -, pensate le centinaia di milioni di euro che finiscono nel Tfr dei parlamentari». «Questo Governo ha la possibilità di farlo - conclude -, coraggio!».
3 febbraio 2019 (modifica il 3 febbraio 2019 | 15:2
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