Il
conflitto di classe attuale
Da una parte “il
signore apolide e mondialista del capitale liquido-finanziario”, dall’altra “il
servo nazionale-popolare precarizzato”. La prima classe è costituita da
“apolidi sradicati e incappucciati della finanza, ammiragli del big-business e
del competitivismo senza frontiere”. La seconda classe racchiude al proprio
interno “non solo la vecchia classe lavoratrice, il proletariato di Marx, ma
anche il vecchio ceto medio borghese, quello dell’eticità di Hegel, nel
frattempo precipitato anch’esso nell’abisso”.
I primi vivono di “usura, di rapine bancarie, di truffe,
raggiri mediante la rendita finanziaria”, i secondi sono ridotti ad “una plebe
privata dei diritti più elementari”.
La
via della ‘ragion populista’
Il fatto più
grave, inoltre, è che il polo dominato “subisce l’egemonia del polo
dominante in quanto scambia per interessi universali quelli che, in realtà,
sono solo gli interessi del polo dominante: globalizzazione, competitivismo,
apertura dei mercati, liberismo … libero mercato deregolamentato, più-Europa,
economia desovranizzata e così via”. Il polo dominato, infatti, “non ha una
propria grammatica di riferimento”[1],
manca di una coscienza, “manca di un a sua grammatica che gli permetta di
chiamare le cose con i nomi propri…che gli permetta di organizzarsi nel
conflitto…il servo dovrebbe chiamare ‘sfruttamento planetario’ quello che il
signore chiama ‘globalizzazione’, dovrebbe ancora chiamare ‘libero
cannibalismo’ quello che il signore…chiama con entusiasmo ‘libero mercato’”.
Si può, dunque,
guardare ‘dal basso’ questa situazione e questo conflitto? Si può vivere questa
condizione dal punto di vista della ‘ragione populista’? Sarebbe possibile
proporre una teoria rivoluzionaria ed emancipativa propria del servo e capace
di sconvolgere questo assetto? Il termine ‘populismo’ non è poi, da parte sua,
utilizzato in senso negativo per manifestare “un odio generalizzato verso il
popolo stesso”? C’è un ordine mondiale a cui corrisponde un ordine mentale:
“populista è oggi chiunque difenda gli interessi che non siano quelli
dell’elite capitalistica dominante…per questo motivo occorre seguire la via
della ‘ragione populista’ se si vuole ottenere un rovesciamento dell’odierno
rapporto di forza.
[1] Forse occorrerebbe ricordare che
le classi sociali che costituirebbero il polo dominato (ex classe lavoratrice,
ex ceto medio) hanno avuto, nella loro storia precedente, come stelle polari
valoriali esattamente i valori della classe egemone, quella borghesia che avrebbero
dovuto, invece, combattere e forse sostituire con ben altro. Proprio di recente
abbiamo di nuovo sentito un esponente della sinistra ex-comunista (M.
D’Alema) considerare “nostri” valori
(quali?) genericamente occidentali messi a rischio dalla guerra turca contro i
curdi (come se la Turchia fosse integralmente islamista e anti-moderna e non si
servisse, in effetti, di questi riferimenti in funzione ideologica,
imperialista e mobilitante - https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2019/10/11/news/massimo-d-alema-erdogan-sta-bombardando-i-nostri-valori-non-solo-i-curdi-1.37729418)
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