martedì 5 novembre 2019

ELEZIONI REGIONALI UMBRIA 2019. INDAGINE DEMOS. I. DIAMANTI, NELL'ITALIA DIGITALE SCOMPARE IL CENTRO DALLE AULE E DALLE MAPPE, REPUBBLICA.IT, 4 novembre 2019

L'Italia sta perdendo il Centro. Sul piano politico e geopolitico. Sul piano politico è già avvenuto da tempo. Insieme alla Prima Repubblica. Allora, davvero, il Centro coincideva con l'area di governo. Interpretato dalla Democrazia Cristiana. Insieme ai suoi alleati, con i quali ha guidato il Paese per circa 40 anni. Il Pri, il Pli, il Psdi... Anche se la Dc era un "centro" molto grande e articolato, che si allargava a Destra e Sinistra. Proprio per questo poteva scegliere con chi allearsi. A partire dal Psi, che, a sua volta, si avvicinò al Centro, fino a costruire l'asse dei governi di Centro-Sinistra. In seguito, dopo la caduta del muro - e della Dc -, il Centro si orientò soprattutto a Destra. Presidiato da Berlusconi che, insieme al "suo" partito, Forza Italia, sdoganò gli eredi del Msi. Post-fascista. Il Polo "escluso" (come lo definì Piero Ignazi). "Incluso", anzitutto, dall'azione di Gianfranco Fini, che lo trasformò in Alleanza Nazionale, rompendo apertamente con il passato.


Fonte: elaborazione Osservatorio elettorale Demos-La Polis su dati del Ministero dell'interno



Nell'ultimo decennio, tuttavia, dopo il declino di Berlusconi e di Forza Italia, lo spazio di Centro si è definitivamente ridotto: al 10%. O poco meno. Mentre gli spazi contigui e complementari hanno mantenuto il loro rilievo. Centro-Destra e Centro-Sinistra: oggi attraggono ancora il 15-19% degli elettori, ciascuno. Infine, appare stabile, e ampia (circa il 30%; quasi un terzo degli elettori) l'area esterna allo spazio - politico. Dove si collocano coloro che rifiutano questa etichetta. E si chiamano "Fuori" dall'alternativa Destra-Sinistra (definita in modo magistrale da Norberto Bobbio, in un saggio pubblicato da Donzelli nel 1994). Quindi: dal Centro.


Tuttavia, è evidente come, negli ultimi 10 anni, si sia ridotto soprattutto lo spazio a Sinistra del Centro. Riassumeva il 35% degli elettori, nel 2013. Oggi: 7 punti in meno. Si è ridotta, in particolare, la componente di Sinistra. Mentre è cresciuta l'area de-finita dalla Destra e dal Centro-Destra. Insieme coprono oltre il 33% degli elettori. Se osserviamo la distribuzione degli elettori nello spazio politico in base alla scelta di voto, la debolezza del Centro è ancora più evidente. E ciò spiega la difficoltà di "confronto" fra partiti, in questa fase. Perché se il "Centro" è la piazza, dove ci si incontra, si dialoga, ebbene: questa piazza è troppo piccola. Così, peraltro, si spiega anche il ruolo "centrale" assunto dal M5s, che appare ancora il partito più trasversale, rispetto allo spazio politico. La sua posizione anti-politica gli ha permesso, fino ad oggi, di saltare da una parte all'altra. Imitato da altri partiti. Sempre più anti-politici... Seppure oggi il M5s stia pagando questa collocazione fluida.

Ma il Centro si sta restringendo e, anzi, è quasi scomparso anche - soprattutto - sul piano geo-politico. Uno sguardo che permette di "rappresentare" in modo efficace il rapporto - e il legame - dei partiti con il Paese. Perché il territorio riassume la società, la partecipazione, ma anche la storia. Le identità. Di Destra, di Sinistra. E di Centro. In Italia, per circa 50 anni, si è osservata una grande continuità geopolitica. Nonostante i profondi cambiamenti avvenuti. Nella società, nell'economia. Nei partiti. Principale elemento di continuità: l'anti-comunismo. Infatti, le zone dove era più forte la Sinistra sono rimaste le stesse. "Concentrate nel Centro" dell'Italia. Dove il Partito Comunista e i suoi eredi avevano costituito le basi organizzative, istituzionali, associative. Mentre le zone di forza della Dc e dei partiti di orientamento anti-comunista si collocavano, soprattutto, nel Nord Est.
È la Terza Italia, come l'ha definita Arnaldo Bagnasco. Caratterizzata da tratti economici e sociali comuni; e da culture politiche (sub-culture, secondo la formula di Carlo Trigilia) alternative. Aree di "piccole imprese" e "grandi partiti". Dc e Pci, appunto. Che disponevano di reti associative e di servizi diffusi. Promossi dal mondo cattolico, nelle aree bianche. Dal partito e dalle istituzioni locali, nelle aree rosse.

Le "zone bianche", però, si sono sparse e sperse negli anni Novanta. E anche prima. Logorate dal declino del mondo cattolico ma, ancor prima, dalla crisi della Dc. Alla quale è subentrata la Lega. Prima ancora, la Liga, insieme alle leghe regionaliste. Il Nord Est: è divenuto Verde. Poi, Verde-Azzurro. Forza-leghista. Solo la "zona rossa" ha continuato a fornire significato alla distinzione fra Destra, Sinistra. E Centro. Fino agli ultimi anni. Quando è stata rapidamente "occupata" da altri soggetti politici. Interpreti dell'insoddisfazione "antisistema". Dove il sistema era ed è rappresentato dalla "Sinistra", al governo da sempre.

Così oggi il Centro dell'Italia ha perduto il suo colore. Le sue radici. Più in generale, però, è l'Italia politica che ha perduto il suo Centro. Perché il Centro geo-politico forniva radici al sentimento politico. Di Sinistra. E, quindi, dava senso anche alle "altre" identità.Nel Centro politico, oggi, si riconosce meno del 10% degli elettori. Mentre oltre il 60% si colloca nelle aree più estreme. Oppure "fuori".
Ma anche nello spazio politico-territoriale il Centro si è sbiadito. Era Rosso, ieri è divenuto Giallo, ora è Verde. Domani non si sa. E il voto in Umbria lascia presagire che il suo colore, la sua identità storica e politica, cambieranno ancora. Le prossime elezioni in Emilia-Romagna saranno determinanti per verificarlo.

Certo, lo spazio politico e geo-politico, l'identità e il territorio, disegnano piani diversi. Che, tuttavia, si incrociano. Perché il territorio ha, storicamente, costituito il luogo dell'identità e della partecipazione - e della comunicazione - politica. Anche per questo è difficile trovare orizzonti politici stabili. Soprattutto quando la comunicazione diventa im-personale. Lontana dal territorio. Digitale, ancor più che televisiva. Così, tutto risulta più "diretto". Anzi "im-mediato". Senza mediazioni né mediatori. Mentre la mediazione e la moderazione vengono spinte ai margini di un Paese spaesato che sta perdendo i Centri.

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