Il “consolidato sistema prostitutivo” è “storia”. Silvio Berlusconi, da presidente del Consiglio in carica, “usava sistematicamente” ospitare nelle sue case “gruppi di odalische, schiave sessuali a pagamento”. Tra Palazzo Grazioli, Villa Certosa e Villa San Martino andava in scena “qualcosa di medievale, di boccaccesco, di incredibile, moralmente discutibile”. La procuratrice aggiunta di Milano Tiziana Siciliano ha ripercorso tutta la genesi dei processi precedenti nel corso della requisitoria del Ruby Ter, il processo a carico del fondatore di Forza Italia e di altri 28 imputati, tra cui una ventina di ex ospiti delle serate di Arcore e la stessa Karima El Mahroug che sarebbero state ‘stipendiate’ con versamenti e regalie per portare nei processi sul caso Ruby la versione delle “cene eleganti”. Nel corso delle indagini, ha sottolineato l’accusa, sono state “cercate e trovate prove evidenti della corruzione”.
E ciò per spiegare anche che, quando le ragazze venivano sentite nei processi sul caso Ruby, non si poteva già iscriverle per quel reato. Da qui la richiesta di revoca dell’ordinanza con cui i giudici hanno dichiarato inutilizzabili le deposizioni delle giovani, accusate nel processo di aver detto il falso in cambio di soldi e regalie dall’ex premier. “Abbiamo trovato dati, fotografie, screenshot, messaggi, materiale probatorio incontaminato che nessuno aveva analizzato prima, materiale a nostra disposizione per la prima volta – ha detto Siciliano – abbiamo fruito di documentazione bancaria, per costruire una solida base documentale che riempisse di significato ciò che prima erano solo sospetti”, ha sottolineato chiedendo la revoca di quell’ordinanza che potrebbe far crollare le accuse cancellando le false testimonianze.
L’ultimo troncone del caso Ruby, spacchettato in diverse aule di giustizia, è nato dalle deposizioni del processo principale del Ruby bis, ossia quella a carico di Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede. Le ragazze invitate nelle residenze dell’allora presidente del Consiglio, ha ricordato ancora Siciliano, “lo divertivano, trascorrevano alcune la notte con lui e questi fatti, chiusi con sentenza passata in giudicato, sono stati cristallizzati come fatto storico: l’attività di un consolidato sistema prostitutivo”. E il “dato inoppugnabile” è che le due sentenze passate in giudicato “entrano a far parte del processo di cui trattiamo”.
Oggi, ha continuato la procuratrice aggiunta, si “guarda con ribrezzo a questa violenza orribile perpetrata nei confronti delle donne”, riferendosi in particolare alle deposizioni di Ambra Battilana e Chiara Danese, due delle giovani che assieme a Imane Fadil – poi deceduta per una rara malattia – sono state testimoni chiave dell’accusa per ricostruire le serate del “bunga bunga” di Arcore in cui, ha aggiunto Siciliano, l’ex direttore del Tg4 Fede “le offriva al Sultano”, ossia Berlusconi, “a completamento dell’harem specificando ‘mangia dal mio piatto'”.
rima Siciliano aveva affermato che nel caso Ruby ter si sta processando un uomo che è tra le persone “più ricche del mondo”, che “aveva il potere di modificare lo Stato” e che oggi invece “è un grande anziano malato”, di cui “conosciamo la vita privata perché di interesse giornalistico e guardiamo a questo con tenerezza e compassione”. E dall’altra parte “processiamo un gruppo di donne la cui caratteristica principale, causativa dei guai, è la bellezza, ormai passata, all’epoca erano molto giovani”. Berlusconi, ha insistito Siciliano, era un uomo che “poteva avere il mondo ai suoi piedi”, che “si accompagnava con amicizie come quella con Putin, colui che ora sta mettendo in ginocchio il mondo”.
Nel corso della requisitoria hanno trovato spazio anche il tema dei tempi della giustizia. Le indagini del Ruby Ter infatti si chiusero nel 2015 e a quasi otto anni di distanza solo adesso si è a un passo della prima sentenza dei giudici, con alcuni reati – come la falsa testimonianza – il cui destino potrebbe essere segnato dalla prescrizione: “Se un processo può arrivare ad una pronuncia di primo grado dopo 8 anni vuol dire che il sistema ha fallito”, ha affermato la procuratrice aggiunta Siciliano che ha seguito il dibattimento insieme al pm Luca Gaglio.
Proprio Gaglio ha ricordato ai giudici che la difesa Berlusconi ha sottolineato come i processi sul caso Ruby “arrivino a bloccare le carriere” delle ‘olgettine’ “interrotte dalle indagini. Bene, le ragazze non lavoravano nemmeno prima dello scandalo, non lavorano adesso e non lavoreranno nemmeno dopo lo scandalo. Le intercettazioni – ha ricordato il pubblico ministero – sono infarcite di prove della professionalità dell’attività di alcune di loro come prostitute. C’è una intercettazioni in un cui una dice ad un’altra: ‘Io avrei una marchettina ma non posso, vai tu?’. Ci sono intercettazioni in cui si parla della tariffa chiesta dalle sorelle De Vivo a Napoli per una cena”.
Quella “offerta” dai pm sul caso Ruby ter, ha detto l’avvocato Federico Cecconi, è una “presentazione dei fatti che da anni non condividiamo” e “riteniamo di avere elementi forti per contrastarla. “Quando toccherà a noi – ha detto – evidenzieremo che ogni dazione di denaro ha una causale lecita”. E per la difesa, poi, le ragazze non sarebbe state indotte a mentire da Berlusconi. Sulla durata del procedimento il legale ha fatto notare che Berlusconi ha dovuto affrontare negli ultimi anni “enormi traversie mediche”, ma che anche “in tempi più recenti, quando poteva presentare impedimenti per motivi di salute, non l’ha fatto”. E ancora sugli “epiteti” usati dai pm: “Non condivido questa forma di polemica che fa scendere i toni, mentre a me piacerebbe tenere un livello più aulico, non posso impedire di usare questi termini ma non li condivido. Magari si cerca di catturare l’attenzione anche in termini mediatici”.
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