domenica 6 aprile 2025

SINISTRA AL BIVIO. UN SAGGIO DI A. HONNETH. , MICROMEGA, 1, 2025

 Parlare di un’“unica” sinistra è stato da sempre altamente problematico. Fin dai tempi di Marx ed Engels, coloro che, in quanto rappresentanti del proletariato, si sono impegnati per un superamento dei rapporti di lavoro capitalistici, si sono frammentati in tanti gruppi quante sono le interpretazioni alternative dei mezzi adeguati a un tale superamento. […]. Tutte queste controversie, in ogni caso, sono state oscurate dal problema ancor più grave e sostanziale dell’obiettivo normativo che avrebbe giustificato in generale la necessità di un tale superamento dei rapporti di lavoro capitalistici. Si trattava di migliorare la condizione delle masse lavoratrici, così da renderle materialmente uguali agli altri strati della popolazione, oppure l’obiettivo consisteva nel rendere ciascuna persona capace dell’esercizio della propria libertà?


Fino a quando è stato possibile mantenere la finzione di una classe lavoratrice unitaria e di orientamento socialista, queste differenze relative alla determinazione di obiettivi, strategie e tattiche hanno potuto di volta in volta essere nascoste sotto il tappeto. […]. Con la fine del mito della classe operaia pronta alla lotta e con l’ascesa di categorie occupazionali completamente diverse, tuttavia, è scomparsa definitivamente questa facciata di una sinistra unita […]. Oggi le differenti rappresentazioni degli obiettivi a breve e lungo termine sono così manifeste che ci si può legittimamente domandare come si sia mai potuto credere in un’alleanza capace di unire tutti questi diversi raggruppamenti di sinistra. Le divisioni cominciano con la domanda se, per il superamento dei rapporti di lavoro capitalistici, si debba intraprendere una strategia nazionale o internazionale e cioè, ad esempio, se difendere l’Ue nonostante la sua politica neoliberale o ritornare allo Stato nazionale per via della sua maggior capacità di incidere. Le divisioni riguardano tuttavia anche le tensioni – spesso presunte – tra i miglioramenti politici e sociali e il superamento della discriminazione di minoranze culturali, così come l’approccio politico ai flussi migratori globali, la soluzione della crisi ecologica e il posizionamento nei confronti delle parti in guerra nei più recenti focolai dei conflitti militari. Quante diverse risposte possono esserci oggi a queste sfide, tanti sembrano essere i sottogruppi attualmente esistenti all’interno della sinistra – sebbene diventi ogni giorno più incerto, in relazione ai crescenti disaccordi, in cosa consista ancora in generale l’identità di questa sinistra.

In questa nuova situazione, nella quale nessuno sa più correttamente cosa debba assolutamente comprendere una politica di sinistra o socialista in relazione alle sfide che si accumulano, si può reagire sensatamente in due modi diametralmente opposti. O si rinuncia d’ora in poi in generale al “concetto-ombrello” [Klammerbegriff] dell’unica sinistra e ci si limita nel linguaggio politico a nominare i movimenti sociali e i partiti facendo riferimento solamente ai loro concreti obiettivi immediati e ai loro programmi, oppure ci si impegna nel difficile e faticoso lavoro di riesumare ancora una volta il nucleo dell’idea socialista, così che d’ora in poi si possa tornare a parlare di sinistra con contorni più marcati. […].

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