Recita la nostra Costituzione: «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». Ma tra tagli ai fondi statali, le soglie per accedere alle borse di studio che si alzano di anno in annoe l’anomalia tutta italiana degli «idonei non beneficiari», il sistema del diritto allo studio è in pericolo. Non solo: a pagare il prezzo più alto sono studenti e studentesse del Mezzogiorno, che sempre più rinunciano all’università.
A lanciare l’allarme è la Rete della Conoscenza, sindacato studentesco nato cinque anni fa che coordina le attività degli studenti medi dell’Uds e di quelli universitari del coordinamento Link. Negli ultimi dieci anni le università hanno perso 453 mila studenti: dai 336 mila immatricolati dell’anno accademico 2003/2004, siamo arrivati ai 270mila del 2014/2015. I dati registrano un calo di circa il 20 per cento, concentrato soprattutto nel Sud, tra Calabria, Campania, Sardegna e Sicilia, mentre Lazio e Lombardia si confermano ai primi posti per immatricolazioni e continuano a crescere. «Sono sempre di più gli studenti che non sentono l’università come un luogo capace di fornire sostegno e aperto a tutti - si legge nel rapporto diffuso dal coordinamento -. Oggi studiare è diventato un lusso, un privilegio di pochi a fronte di un diritto negato a moltissimi». Le tasse sono aumentate di oltre il 60 per cento, mentre i fondi di finanziamento agli atenei diminuiscono di anno in anno.
Fanalino di coda in Europa per laureati e ricerca
L’Unione europea ha stabilito gli obiettivi di Europa202: aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo fino al 3 per cento del Pil, abbattere la dispersione scolastica arrivando al di sotto del 10 per cento e raggiungere il 40 per cento dei laureati tra i 30 e i 24 anni. Negli investimenti sulla ricerca siamo fermi allo 0,9 per cento, con una media europea dell’1,5 per cento. L’Italia è all’ultimo posto nella percentuale di laureati tra i trentenni: la media europea sfiora il 38 per cento, mentre noi siamo fermi al 20 per cento, superati da tutti i paesi dell’Ocse, come confermato dall’ultimo rapporto Education at Glance. Colpa degli sprechi e dell’inefficienza delle nostre università? Dati alla meno, la spesa media per un laureato italiano è al di sotto delle altre esperienze europee: in Spagna e Francia è più alta del 70 per cento, mentre quella tedesca e svedese sono più del doppio.
L’anomalia degli “idonei non beneficiari” e il crollo del diritto allo studio
Il sistema del diritto allo studio si basa su: finanziamenti statali, le tasse regionali pagate dagli studenti e i contributi del territorio. Il calo costante dei finanziamenti statali ha fatto sì che siano le Regioni a dover assicurare la copertura delle borse di studio. Per esempio quest’anno il Piemonte sarà in grado di coprire tutte le borse di studio degli studenti aventi diritto, ma non tutte le regioni sono così virtuose. Il criterio per cui si accede o meno alle prestazioni sociale è l’Isee (Indicatore della situazione economica equivalente): dallo scorso gennaio sono stati introdotti nel conteggio tutti i redditi Irpef, tra cui la stessa borsa, oltre alla valutazione degli immobili a fini Imu. Il risultato? Una diminuzione di oltre il 30 per cento della platea dei beneficiari.
Borse di studio negate, in ritardo o assegnate e poi tolte? Ritardi e costi insostenibili? Per raccontare le vostre storie di diritto allo studio negato potete scrivere a nadia.ferrigo@lastampa.it
Nonostante la crisi Francia, Germania e Spagna hanno aumentato il numero dei borsisti, mentre in Italia è nata la figura dell’idoneo non beneficiario, cioè chi avrebbe diritto a un sostegno dello Stato, ma non lo riceve perchè non ci sono risorse. L’Italia anche in questo caso è il fanalino di coda in Europa, con il 10 per cento dei beneficiari, mentre Germania e Francia viaggiano tra il 21 e il 27. Nei paesi del Nord Europa, si oscilla tra il 75 e il 90 per cento.
La proposta di una legge di iniziativa popolare
La Rete degli Studenti nei giorni scorsi ha lanciato «All in», una raccolta di firme per sostenere una legge di iniziativa popolare per un diritto allo studio esteso a tutti gli studenti. Gli obiettivi sono l’innalzamento della soglia per l’accesso al beneficio, un’ampia no tax area, l’impegno a garantire un finanziamento adeguato per erogare la borsa a tutti gli idonei, il reddito di formazione, strumento diffuso in Europa per garantire l’emancipazione dei soggetti in formazione. Nel testo si parla anche di puntualità nell’erogazione delle borse, trasporto pubblico, alloggio e mense. «Queste piazze - conclude il comitato promotore nazionale- sono l’inizio di una grande sfida, che si inserisce a pieno titolo nella stagione referendaria che si sta aprendo. Siamo profondamente convinti che sia necessario porre al centro dell’agenda politica il tema del Diritto allo Studio, e abbiamo intenzione di farlo proponendo un’architettura complessiva che modifichi l’esistente».
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