sabato 14 gennaio 2017

COME SI RACCONTA LA STORIA EUROPEA. V. PALUMBO, La Seconda guerra mondiale, a scuola si insegna in tante versioni diverse, CORRIERE DELLA SERA, 14 gennaio 2017

Prima il riconoscimento delle colpe, per aver partecipato al massacro degli ebrei con i nazisti. Poi l’esaltazione degli eroi che combattevano su «due fronti»: la narrazione della storia, in particolare della Seconda guerra mondiale, che i ragazzi polacchi (per fare un esempio) hanno trovato sui loro manuali di scuola può variare anche nel giro di pochi anni. «Dipende spesso dal governo in carica e dagli obiettivi che si pone sia a livello internazionale sia interno», spiega la storica tedesca Julia Volmer-Naumann, del Geschichtsort Villa ten Hompel di Münster che, con colleghi di altri Paesi europei e della Russia, ha organizzato la mostra itinerante, Different Wars, in gennaio aperta alla Casa della Memoria di Milano. A confronto, sono stati messi i manuali scolastici di storia di vari Paesi e le loro «versioni» del secondo conflitto mondiale, a tutt’oggi sorprendentemente divergenti e sempre molto caute sulle responsabilità nazionali.




Le differenze, ma anche una lunga storia comune europea
Il progetto (come illustrato nel video sopra) è a cura del gruppo Historical Memory and Education del Forum EU-Russia Civil Society . Prende in considerazione in particolare la Seconda guerra mondiale e le sue conseguenze, oltre che il modo in cui viene celebrata nei monumenti, ma, come anticipa Giulia De Florio, di Memorial Italia, «vuole sottolineare non soltanto le differenze. Ma anche l’importanza della nostra storia comune e il peso che la narrazione della storia ha nell’indirizzare le politiche nazionali e nel futuro comune dell’Europa, oltre che nei nostri rapporti con la Russia».



L’Italia, Paese «smemorato»
Tra i Paesi «smemorati» o dalla memoria variabile c’è anche l’Italia i cui manuali tendono a minimizzare il peso del razzismo come componente fondamentale dell’ideologia fascista, come spiega Julia Volmer-Naumann. In generale i nostri testi sottovalutano anche i crimini di guerra degli italiani, soprattutto in Grecia e Yugoslavia. Nei pannelli esposti alla Casa della memoria di Milano appaiono via via le altre «rimozioni» o questioni controverse. Per la Lituania, per esempio, i manuali oscillano nella valutazione della fiacca reazione nazionale all’invasione sovietica: codardia, pragmatismo o mancanza di speranza? Di fatto il Paese che ha compiuto il lavoro più “scientifico” e che ha saputo spiegare ai suoi studenti le gravi colpe nazionali resta la Germania. La Russia dà a tutt’oggi una versione molto edulcorata del Patto Molotov-Ribbentrop con il quale Urss e Germania nazista si spartivano l’Europa dell’Est.
Un Forum permanente per il dialogo con la Russia
La mostra, che arriva sino alle conseguenze tragiche del conflitto (per tutto il 1946 e il 1947 milioni di profughi vagarono per l’Europa dopo una nuova ondata di “pulizie etniche”) è già stata a Berlino. I Paesi coinvolti sono la Repubblica Ceca, l’Italia, la Germania, la Lituania, la Polonia e la Russia. Le tappe, a parte Milano e Berlino, comprendono Praga, Mosca, Kostroma e Perm. Il gruppo Historical Memory and Education del Forum EU-Russia Civil Society è nato come piattaforma permanente nel 2011, coinvolge una serie di Ong e ha sede presso il Centro per il dialogo russo-tedesco di Berlino.

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