Correva
l’anno 2001 quando Noberto Bobbio, Alessandro Galante Garrone, Alessandro
Pizzorusso e mio padre, Paolo Sylos Labini, scrissero l’ appello “Contro la Casa della Libertà “ che
iniziava così: “E’ necessario
battere col voto la cosiddetta Casa delle libertà. Destra e sinistra non
c’entrano: è in gioco la democrazia. Berlusconi ha dichiarato di voler
riformare la prima parte della Costituzione, e cioè i valori fondamentali su cui poggia
la Repubblica italiana“, per poi concludere “A coloro che, delusi dal centrosinistra,
pensano di non andare a votare, diciamo: chi si astiene vota Berlusconi. Una
vittoria della Casa delle libertà minerebbe le basi stesse della
democrazia“.
Ribatterono
dalle colonne de Il Foglio “i liberali” Franco Debenedetti, Paolo Mieli,
Michele Salvati e altri con “l’Appello contro la faziosità politica” in
cui sostenevano che ““¦L’ enfasi
emotiva, lo smodato attacco personale e la trasformazione della campagna
elettorale in un conflitto finale in difesa della democrazia in pericolo sono
strumenti dì un vecchio arsenale ideologico che ha già recato danni
gravi al paese e alla credibilità delle sue classi dirigenti, politiche e
intellettuali.” Pare invece che, in questi anni, le classi dirigenti ci abbiano pensato da
sole a distruggersi ogni credibilità.
Corre l’anno
2014 e alcuni costituzionalisti, scienziati politici e intellettuali tra cui
Nadia Urbinati Gustavo Zagrebelski, Stefano Rodotà scrivono l’
appello “Verso la svolta autoritaria” in cui
denunciano che “Stiamo
assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento
esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n.1 del
2014, per creare un sistema autoritario che dà al Presidente del
Consiglio poteri padronali. Con la prospettiva di un monocameralismo e la
semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo
Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i
cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti) a guardare. La
responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del
piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a
parole e ora in sordina accolto.” Segue il solito “Contrappello dei Liberali” contro i “parrucconi” che si
oppongono alle riforme della radiosa modernità e sono dunque i soliti
conservatori contrari a ogni cambiamento difensori di interessi parassitari
ecc.
Sembra lo
stesso copione di tredici anni fa, eppure c’è una differenza fondamentale. Gli
estensori dell’appello 2014, che comprendono alcuni dei maggiori studiosi e
intellettuali italiani, non concludono “A
coloro che, delusi dal centrosinistra, pensano di non andare a votare, diciamo:
chi si astiene vota Berlusconi.” ; al contrario scrivono “La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione
del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in
passato a parole e ora in sordina accolto.” Talebani, visionari,
velleitari professoroni che hanno ostacolato le riforme negli ultimi 30 anni,
come sostiene il Ministro Boschi? Ne dubito. Di sicuro oggi
c’è solo che il PD sta,a differenza di tredici anni fa, dalla stessa parte di
Berlusconi con cui oggi ha fatto chiari
patti politici, questa volta alla luce del sole, finalmente per
“riformare la prima parte della
Costituzione, e cioè i valori fondamentali su cui poggia la Repubblica italiana“.
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