Pino Pinelli interrogato sul davanzale della questura: a ogni risposta che non va bene lo spingono un pochino. Finché, il ferroviere anarchico cade di sotto. E’ il racconto inedito di Gianadelio Maletti, già numero due del servizio segreto del ministero della Difesa, il Sid, tra il 1971 e il 1975. L’ipotesi dell’ex vicecapo dell’intelligence è stato raccolto da Alberto Nerazzini e Andrea Sceresini la scorsa primavera durante la produzione del podcast d’inchiesta 121269 (Audible), dedicato alla strage di piazza Fontana. Oggi Maletti ha 99 anni, è stato condannato in via definitiva a 12 mesi di carcere per i depistaggi sulla strage di piazza Fontana ed è latitante in Sudafrica dal 1980. Sulla morte di Pino Pinelli, precipitato da una finestra del quarto piano della questura di Milano nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969, tre giorni dopo la strage di Piazza Fontana, l’ex vicecapo dei servizi dice la sua: “Pinelli si rifiuta di rispondere alle domande. Gli interroganti ricorrono quindi a mezzi più forti e minacciano di buttarlo dalla finestra. Lo strattonano e lo costringono a sedere sul davanzale. A ogni risposta negativa, Pinelli viene spinto un po’ più verso il vuoto. Infine perde l’equilibrio e cade. La morte dell’anarchico non era voluta – racconta il generale – tutti i presenti furono colti da sgomento e apprensione. La verità non li avrebbe sottratti da gravi sanzioni penali. Perciò si impegnarono ad avallare, per il bene proprio e delle istituzioni, la tesi del suicidio”.
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