DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO — Nel 1996 l’allora tenente colonnello Rudiger von Pescatore, comandante della Luftlandebrigade 251, la brigata paracadutisti con base a Calw, nel Baden-Württemberg, era in pole position per diventare capo delle nascenti KSK, le nuove forze speciali della Bundeswehr.
Ma l’ex ufficiale della Volksarmée della Ddr fu riconosciuto colpevole aver trafugato una partita d’armi, di cui non venne mai trovata traccia. Non andò in galera, ma non fu promosso e venne cacciato dall’esercito.
All’alba di giovedì, von Pescatore è stato arrestato insieme ad altre 24 persone, nella retata che ha decapitato l’organizzazione eversiva di estrema destra, accusata di ordire un attacco armato al Parlamento federale, per rovesciare con la violenza l’ordine costituzionale e insediare un nuovo governo.
Del gruppo guidato dall’improbabile Henrich XIII. Prinz Reuß, l’aristocratico della Turingia che voleva restaurare il Reich, von Pescatore era la mente militare, incaricato di raccogliere le armi, reclutare e organizzare i manipoli.
Dei molti volenterosi adescati dall’ex ufficiale tra soldati, ex militari, poliziotti, ora agli arresti, uno ha attirato particolare attenzione e preoccupazione fra gli inquirenti: si tratta di Andreas M., in servizio attivo presso la caserma di Calw, la casa della KSK, che è stata perquisita da cima a fondo. Andreas M. è un sottufficiale che ha servito in Afghanistan e nella truppa è conosciuto per sue idee di destra, al punto che il MAD, il servizio segreto militare, lo teneva da tempo sotto osservazione. Nel quartier generale delle KSK era responsabile della logistica e probabilmente aveva accesso alle munizioni. Il suo caso riporta le forze d’élite tedesche sotto le luci della ribalta, riaprendo antiche ferite e riproponendo un pesante interrogativo: quanto sono affidabili le KSK dal punto di vista della lealtà democratica?
Forti di 1.400 unità, di cui 400 soldati attivi, tutti uomini, le Kommando Spezialkräfte sono la crema della Bundeswehr, ma è dalla loro nascita che creano problemi ai governi federali: pullulano di simpatizzanti neonazisti, osservano strani rituali, spesso trafugano armi e munizioni.
Di fatto non sono sottoposte ad alcun controllo parlamentare. Per non andar troppo indietro, nel 2017, cinquanta membri del commando vennero indagati per estremismo di destra: avevano festeggiato con il saluto nazista e il lancio di teste di maiale un capo che si congedava. Nessuno venne condannato.
Lo stesso anno, in quello che è forse il caso più grave mai successo, venne scoperto il cosiddetto Hannibal-Netzwerk, una rete forte di 200 membri tra soldati e poliziotti, guidata da due membri delle KSK, che stilava liste di morte di politici, in preparazione di una rivolta armata. Solo il sergente maggiore André Schmitt venne arrestato e dovette lasciare il posto.
Nel 2020, dopo l’ennesimo caso di sparizione di armi a Calw, l’allora ministra della Difesa Annegrette Kramp-Karrenbauer decise di sciogliere una compagnia delle KSK e lanciò una riforma interna all’insegna di una «maggiore trasparenza», alla quale legò l’esistenza futura dell’intera brigata. L’anno dopo, AKK annunciò «missione compiuta», il ripulisti aveva avuto successo. Almeno fino a giovedì mattina. C’è ancora del marcio nelle forze speciali della Germania.
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