E un'altra «strana maggioranza» avrebbe più consensi di ognuno dei due poli
Un Monti dopo Monti? Molti lo auspicano. Anzi, al Workshop Ambrosetti in corso a Cernobbio la larga maggioranza degli imprenditori presenti lo ha richiesto fortemente.
La natura del governo che si formerà dopo le elezioni è ormai un tema centrale della campagna elettorale, che è di fatto iniziata. Tutte le forze politiche in campo - e anche quelle che si apprestano a entrarvi - stanno valutando le alleanze e, al tempo stesso, impostando le strategie di comunicazione ritenute più efficaci e le tematiche su cui fare maggiormente leva.
Le proposte dei partiti e il giudizio degli elettori
I veri elementi discriminanti nelle proposte dei partiti saranno due, peraltro collegati tra loro: il grado di cesura verso il passato (per fronteggiare la concorrenza di Beppe Grillo da un lato e il pericolo rappresentato dall'astensione dall'altro) e, appunto, il livello di continuità e di supporto per l'«agenda Monti». Oltretutto, quest'ultimo è l'aspetto maggiormente sotto osservazione da parte dei vertici economici e finanziari del resto dell'Europa, che si interrogano sempre più di frequente sul dopo Monti, auspicando un proseguimento delle politiche (e forse anche dello stile) portato avanti dal Professore e temendo, invece, una «retromarcia» da parte dei vecchi partiti.
Ma cosa pensano gli italiani di un Monti bis? Pur essendo talvolta critici verso l'esecutivo, sono molti gli elettori che guardano con favore a una politica di continuità. Tanto che al quesito se sia meglio, a seguito delle prossime consultazioni, un esecutivo «politico» o un nuovo governo tecnico, magari guidato proprio da Mario Monti, quasi quattro su dieci (il 37 per cento) dichiarano di preferire una riedizione della gestione «tecnica».
Le divisioni per età e orientamento politico
Si tratta di un orientamento particolarmente diffuso tra i giovani sotto i 35 anni e tra i laureati, fra i quali raggiunge quasi la metà del campione. È naturalmente comprensibile che una percentuale lievemente maggiore di intervistati (il 46 per cento) opti invece per un governo «politico», spinti dall'appartenenza o dalla simpatia per questo o per quel partito o dall'insoddisfazione per la politica di rigore (atteggiamento questo inevitabilmente sempre più diffuso).
Questa predilezione per un governo politico è più frequente nelle regioni meridionali e varia ovviamente in relazione alla preferenze politiche. È infatti assai più diffusa nell'elettorato del Popolo della libertà, ove raggiunge il 68 per cento (ma anche qui il 27 per cento vuole un governo tecnico). Viceversa, il Partito democratico appare sostanzialmente spaccato in due tra le alternative proposte. Nell'Udc vi è, come era prevedibile, una maggioranza favorevole a un nuovo governo Monti.
Maggioranza trasversale per un elettore su tre
Nell'insieme è comunque significativo - e in qualche modo indice dell'avversità verso i partiti politici tradizionali - che così tanti arrivino ad auspicare la prosecuzione di fatto dell'esecutivo attuale. Questo orientamento è confermato anche dalle preferenze verso il tipo di maggioranza parlamentare che, nei desideri degli italiani, dovrebbe sostenere il futuro governo. Ancora una volta, molti optano per un esecutivo sostenuto dai soli partiti di centrosinistra (23 per cento) o di centrodestra (18 per cento). Ma una percentuale ancora maggiore di intervistati (32 per cento) dichiara di preferire una soluzione simile a quella attuale, vale a dire la «strana maggioranza» comprendente sia il Pd, sia il Pdl. Quest'ultima alternativa è indicata in particolare (36 per cento) dagli elettori che si dichiarano oggi indecisi su cosa votare (o, in certi casi, tentati dall'astensione): è a costoro, peraltro, che si deve anche il numero particolarmente alto di «non so» (28 per cento) rilevabile per questo quesito.
Ma la «strana» maggioranza è auspicata anche dalla maggioranza relativa degli elettori dell'Udc e trova comunque un consenso significativo tra i votanti per il Pd (31 per cento) e il Pdl (24 per cento). Insomma, l'attuale soluzione di governo tecnico e la direzione impressa da Mario Monti sembrano persuadere un'area vasta di cittadini, tale da poter condizionare significativamente l'esito delle prossime consultazioni.
L'opzione per un nuovo esecutivo composto di tecnici stimati in Europa, anziché di politici tradizionali, oltre a essere richiesto dalla leadership economica, è supportato da una quota consistente di elettorato
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