Come accade troppo spesso, le parole di alcuni esponenti del governo Meloni sulle coppie omogenitoriali e sui figli di queste ultime sono state improntate all’insensibilità più sprezzante. Questo non è mai un bene, perché chi governa dovrebbe rappresentare tutti i propri cittadini, che anzitutto sono persone. In più, considerato l’argomento, che riguarda dei bambini e in generale la dimensione affettiva, sarebbe cosa buona e giusta applicare un po’ di umanità. Non solo per una questione morale, ma anche perché chi governa ha il dovere di non alimentare i conflitti ideologici fra la popolazione.
Tuttavia, fatta l’importante premessa di cui sopra, è proprio il concetto di “umanità” a suscitare più di una perplessità sulla posizione altrettanto oltranzista di una certa sinistra, che adesso si ritrova ampiamente rappresentata dalla neo leader del Partito democratico. Sì, oltranzista, perché al di là dell’indignazione per le uscite sgradevoli di alcuni esponenti del governo, la sinistra non entra nel merito di quelle affermazioni. Anche perché nel merito sono corrette: in Italia la legge non consente alle coppie omosessuali di ricorrere alla fecondazione eterologa. Certo, le leggi si possono cambiare – avendo la maggioranza dei consensi, ma non è questo il caso – e tuttavia è proprio sul concetto di “umanità” che i conti non tornano, così come anche sulla giustizia sociale, questioni che dovrebbero essere molto care a una sedicente sinisTRA
Parlando di umanità, non possiamo fare a meno di riferirci al concetto di “natura”. Se Leopardi ci ha insegnato a temerla e talvolta disprezzarla, una certa sinistra odierna vorrebbe completamente rimuoverla dall’orizzonte umano. O comunque ritenerla irrilevante rispetto alle inclinazioni degli individui. Sulla base di tale assunto, si mette in discussione il concetto di specie umana distinta dalle altre, quello di maschio e femmina come identità immodificabilmente stabilite dalla biologia, perfino la differenza fra uomo e macchine nell’ambito dell’intelligenza artificiale. È su questa linea direttrice che una certa sinistra – considerando ininfluenti le identità maschile e femminile – rivendica con forza ideologica la possibilità delle coppie omogenitoriali di “avere” figli e vederseli riconosciuti legalmente.
L’argomento è delicato e tocca sensibilità importanti, l’ho già detto, ma reputo incosciente e pericoloso voler ignorare del tutto che la natura ha previsto il concepimento e la cura dei piccoli umani da affidarsi alla collaborazione fra un individuo maschile e uno femminile, con tutte le nobili e opportune differenze che li caratterizzano. Capisco e condivido l’amore che una coppia omosessuale può dare a un bambino, ma allora a tal proposito renderei loro possibile – e semplificherei le complicatissime e lunghissime pratiche burocratiche – l’adozione di uno dei tantissimi bambini senza genitori che soffrono di mancanza di affetto negli orfanotrofi. Ma voler pervicacemente applicare all’umano il principio commerciale per cui “tutto ciò che non mi è concesso dalla natura, me lo compro”, mi sembra non privo di rischi (oltre che assai poco di sinistra).
Senza contare che ogni donna divenuta madre sa benissimo che il rapporto fra lei e il bambino presenta aspetti simbiotici del tutto legati alla fisiologia: l’odore, il suono della voce, lo sguardo della madre naturale sono solo alcuni degli aspetti di cui sarebbe irresponsabile ignorare la necessità.
Invece, che immagine finisce col dare la parte di sinistra che si intestardisce su una visione ideologica della questione? Quella di chi, in buona sostanza, si fa paladino di un capriccio da benestanti, che grazie alla propria disponibilità economica possono affittare l’utero di una donna che nella stragrande maggioranza dei casi versa in condizioni disagiate ed è costretta a un passo del genere. Qualcuno dovrebbe parlare delle vere e proprie brochure, che per esempio in Canada consentono a una coppia di scegliere le caratteristiche specifiche del figlio che vorranno, pagandolo come si farebbe con un piatto nel menù di un ristorante.
Se non ci troviamo di fronte a una nuova forma di schiavitù, che definirei biopolitica (dopo quella razziale e commerciale che si sono succedute nella Storia), non saprei davvero che altro termine utilizzare. Ad essere schiavizzato è ancora una volta il corpo della donna, considerato un mero tramite sacrificabile sull’altare del profitto più bieco.
Con queste contraddizioni puntualmente ignorate, e con la furia ideologica in nome della quale si sopprime ogni tentativo di ragionamento pacato, non solo la sinistra non opererà per il bene delle categorie umane e sociali più svantaggiate. Ma non vedrà neppure accrescere il proprio consenso elettorale, lasciando campo aperto per chissà quanti anni alla Destra reazionaria e crudele da cui sono partito in questa riflessione.
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