domenica 17 marzo 2013

LA DEMOCRAZIA SECONDO GRILLO, di P. ODIFREDDI, LA REPUBBLICA, 17 marzo 2013


Jorge Luis Borges, che era un uomo intelligente e spiritoso, nel suo racconto Il parlamento sosteneva che, per ottenere una rappresentanza veramente rappresentativa, un’elezione dovrebbe eleggere tutti gli elettori. Silvio Berlusconi e Beppe Grillo, che non sono né una cosa, né l’altra, sostengono invece che un’elezione veramente rappresentativa dovrebbe eleggere soltanto i segretari dei partiti, che poi si incontrano e decidono con un voto pesato, proporzionale ai voti dei loro partiti.




La proposta di Borges equivale ad avere come parlamentari tutti i cittadini. Quella di Berlusconi e Grillo, tende ad averne soltanto uno: il dittatore che c’è in loro. Nella pratica, la mediazione fra i due estremi è un parlamento con un certo numero di parlamentari: massimo, nel caso di Borges, e minimo, nel caso di Berlusconi e Grillo. Infatti, non è un caso che entrambi questi ultimi abbiano proposto una drastica riduzione dei seggi, sbandierandola come “riforma”.
Ciò che preoccupa Berlusconi e Grillo, e in misura minore Bersani, è che i parlamentari sfuggano appunto al loro controllo, e si permettano di votare secondo la propria coscienza, invece che secondo i loro diktat. O, se si preferisce, essi temono che i parlamentari si comportino da esseri pensanti in maniera autonoma, invece che da automi programmati da loro. E il voto segreto dà loro fastidio, perché permette appunto che gli automi si comportino umanamente.
Non a caso, Grillo ha sbraitato sul suo blog contro il voto segreto, e contro la decisione di alcuni dei suoi rappresentanti di comportarsi da parlamentari: cioè, da rappresentanti degli elettori, invece che suoi. Non a caso, Grillo pretende di sapere chi ha votato come, per poterne trarre le necessarie conseguenze: le dimissioni degli indipendenti pensanti, e la sostituzione con dipendenti non pensanti.
Per colmo dell’ironia, la nuova presidente della Camera è stata eletta come “indipendente”, appunto: cioè, ponendo fin da subito la propria autonomia individuale di fronte alla dipendenza partitica. Una dozzina di senatori grillini, ieri, si sono comportati da indipendenti come lei: posti di fronte all’alternativa, per la presidenza del Senato, tra un indagato per rapporti con la mafia e un procuratore antimafia, hanno scelto la decenza.
Speriamo che sia solo il primo passo per una resa dei conti all’interno del M5Spiùelle, come ormai incomincia a essere chiamato il movimento, secondo l’impietosa legge del contrappasso. Cioè, per una diaspora tra l’anima fascisteggiante che prende ordini da Grillo e Casaleggio, e l’anima democratica degli ingenui che si sono lasciati abbindolare dai loro proclami, ma che non hanno completamente rinunciato a pensare con la propria testa. Nelle votazioni segrete, almeno, questi ultimi si ricordino che la loro coscienza li vede, ma Grillo e Casaleggio no.

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