Concessi i domiciliari. Accusa: peculato e corruzione per costruire un sistema di potere. Altre 17 persone indagate
L'ex sindaco di Parma Pietro Vignali (Pdl) è stato arrestato. L'imprenditore ed ex primo cittadino è tra i quattro destinatari di altrettanti provvedimenti di custodia cautelare per peculato e corruzione disposti dalla Procura della città emiliana. Gli altri arrestati ci sono il consigliere regionale del Pdl e vice presidente di Iren Luigi Giuseppe Villani, Andrea Costa, ex presidente del cda e consigliere delegato di Stt Holding e Alfa Spa, Angelo Buzzi, editore, consigliere e presidente del cdA della società Iren Emilia. Non sono stati portati in cella: a tutti e quattro sono stati concessi gli arresti domiciliari. Ma l'inchiesta non riguarda soltanto loro: ci sono al momento altri 17 indagati. Tra questi anche il presidente del Parma calcio Tommaso Ghirardi che però ha negato un suo coinvolgimento nella vicenda.PARTECIPATE - Secondo le indagini della procura Ghirardi avrebbe ottenuto uno sconto sull'affitto dello stadio dal Comune in cambio della cessione di un addetto stampa all'ex sindaco Vignali. Nell'inchiesta anche il patron di Parmacotto Marco Rosi che, in qualità di proprietario di un ristorante della città, avrebbe fatto pressioni per posizionare un dehors del suo locale in una via del centro storico. Il procuratore Laguardia ha riferito ai giornalisti che Rosi, indagato per corruzione, avrebbe poi ricambiato Vignali «con vari favori tra cui un soggiorno a Forte dei Marmi in un hotel di lusso». Tra gli altri indagati molti inoltre sarebbero dipendenti del Comune o di società partecipate. Secondo le indagini, i quattro arrestati si sarebbero appropriati di fondi pubblici del Comune, utilizzandoli per spese elettorali, per effettuare assunzioni pilotate nelle strutture pubbliche, per garantirsi l'appoggio di organi di informazione e anche distribuendoli a parenti e amici.
LE ORDINANZE - L'operazione della Guardia di finanza denominata «Public Money», ha portato al sequestro di 3,5 milioni di euro: 1,9 milioni a Vignali, 1,3 a Costa, circa 100 mila a Villani, 160 mila a Buzzi. Nel corso delle indagini i finanzieri hanno appurato che gli indagati hanno tenuto costantemente, nel corso di più anni, «una condotta fraudolenta finalizzata ad accumulare ingenti ricchezze da destinare ad usi strettamente privati», quali tra gli altri - secondo la ricostruzione dei finanzieri del comando provinciale di Parma - il finanziamento della campagna elettorale per le elezioni amministrative di Parma del 2007, la fidelizzazione della popolazione parmense e non ad un particolare movimento politico anche al fine di una eventuale candidatura alle successive elezioni politiche nazionali, il controllo della stampa locale». Il riferimento in questo caso è al ruolo di Buzzi che attraverso la Iren editava Polis, all'inizio con linea editoriale contraria alla giunta guidata da Vignali.
IL PRECEDENTE - Un'inchiesta precedente a questa, denominata «Green Money 2», nell'estate 2011 aveva portato agli arresti sempre per corruzione di alcuni funzionari comunali e assessori della giunta Vignali e l'allora capo della polizia municipale Giovanni Maria Jacobazzi. A causa di questo scandalo, dopo diverse manifestazioni in piazza, e dopo la sfiducia in Consiglio comunale, il sindaco - eletto con una lista civica di centrodestra - si dimise il 28 settembre 2011.
IL PARERE DEL PROCURATORE - Per il procuratore della Repubblica di Parma Gerardo Laguardia, sindaco, amministratori e manager avevano costituito «un gruppo di potere costruito con l'uso della cosa pubblica per interessi privati, anche utilizzando dipendenti pubblici compiacenti per creare provviste di denaro liquido».
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