giovedì 15 agosto 2013

POLITICA E VIOLENZA. REDAZIONE, “Vattimo si vergogni e chieda scusa”, LO SPIFFERO, 14 agosto 2013

Dura replica del senatore Pd Esposito alle tesi del filosofo torinese che ritiene legittime le forme di protesta estreme del movimento No Tav. "E' il classico esempio di intellettuale à la carte che liscia il pelo di chi contesta. Ma si rassegni: siamo in democrazia"



Un intellettuale rincantucciato nella sua torre eburnea, di convinzioni e solide relazioni di potere, che ammicca all’estremismo in ossequio all’inveterata abitudine dell’intellighenzia nostrana di lisciare il pelo a ogni ribellismo. È il ritratto che ne fa Stefano Esposito, parlamentare Pd e strenuo difensore della Tav, reagendo alle tesi di Gianni Vattimo sulla “legittimità” delle forme “non istituzionali” del movimento che si oppone all’alta velocità. «Vattimo se ne faccia una ragione – scrive in una nota il senatore assieme al vicepresidente del Pd di Torino e responsabile del comparto sicurezza Raffaele Bianco -. Oltre ai Pensatori, ai Filosofi e ai Politici, ci sono gli operai, i minatori, gli agenti delle forze dell'ordine, i macchinisti e tanti altri. Ogni lavoro onesto è dignitoso, non ci sono lavori di serie A e lavori di serie B, così come non ci sono differenze tra lavoratori. Se ne faccia una ragione se qualcuno, anziché scrivere libri si mette una tuta catarifrangente e scava una galleria per farci passare un treno, se ne faccia una ragione se per garantire la sicurezza e l'incolumità di questi lavori vengono chiamati dei Poliziotti, dei Finanzieri, dei Carabinieri o dei Militari».
Per Esposto, «quanto letto oggi su LoSpiffero è veramente agghiacciante, è una vergogna che un politico come lui, uno che frequenta le istituzioni democratiche da tempo, rigetti il concetto stesso di democrazia per abbracciare, da teorico ovviamente, le violenze che oggi infestano la Valle di Susa. Le grandi opere come la Tav, sono decise in ambiti e contesti democratici, sono state votate dai diretti rappresentanti del popolo e quindi ampiamente legittimate. E' evidente che Vattimo ambisce a diventare l’ennesimo Mostro Sacro di una Sinistra sempre più in via d'estinzione. Il nostro compito però non è quello di spalleggiare i delinquenti ma sostenere lo sviluppo ed il lavoro». Ma commette un ulteriore errore, il filosofo “quando fa di tutta l’erba un fascio paragonando quanti manifestano in maniera civile e quanti invece solo per un divertimento loro personale esagerano utilizzando la violenza cadendo nella contraddizione dell'illegalità che ogni democratico deve condannare fermamente». E le recenti indagini condotte dalla Procura di Torino, guidata non certo da uno scherano di un regime sudamericano come Gian Carlo Caselli, stanno lì a confermarlo.
«Non abbiamo mai apprezzato certe filosofie “à la carte” – proseguono Esposito e Bianco - e alle parole di Vattimo preferiamo molto di più quelle di Pasolini, che con una surreale attualità ci racconta ancora una volta come certi teppisti di eletta tradizione risorgimentale, appartengono a quella agiata e benestante società alla quale Vattimo ha aderito da tempo che alla noia preferisce il movimento sovversivo volto a discriminare chi del lavoro ne fa una ragione di vita». C’è un pericolo, tutt’altro che peregrino, che le parole si trasformino in fatti. «Questa filosofia, domani, potrà legittimare il ferimento e l’omicidio di chiunque lavori o si occupi della Torino-Lione o di una qualunque altra opera contestata, semplicemente perché qualcuno sostiene che la democrazia non esiste e lo Stato Italiano non è sovrano. E' ai lavoratori e ai democratici che Vattimo deve chiedere scusa».

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