È l’una e trenta, c’è il sole, pochi turisti tra canali, ponti e piazze. È l’una e trenta “ma non ho fame, non mangio quasi mai. No, non sto attento, non ho mai avuto lo stimolo, salto sempre il pranzo. Vuole un bicchiere di vino?”. Meglio evitare. Meglio mantenere intatte le facoltà cerebrali quando si ascolta Massimo Cacciari dissertare di politica, di Venezia, gli scontri con Massimo D’Alema su Silvio Berlusconi, i dubbi su Matteo Renzi, la presunta love story conVeronica Lario. I quadri di Emilio Vedova e i contrasti con il fratello. Fino ai suoi testi, alcuni dei quali talmente complessi da inibire le recensioni dei critici: “Davvero?”, sorride sornione, “è vero, spesso non sono semplici. Ma non sempre, ne ho scritti alcuni meno complessi”. Iper borghese, ma di sinistra, iper critico verso ilPd, ma sempre democratico, iper impegnato (“do una mano per le primarie”), ma quando si discute non guarda mai l’orologio né il cellulare. La sua casa sembra la sintesi morettiana di un intellettuale impegnato: libri ovunque, quadri anche in bagno. Ordinata senza esagerare, vissuta, lo stendino carico di panni, il letto tirato su al volo.