mercoledì 14 febbraio 2018

EDUCARE ALLA MEMORIA. P. CAMPOMENOSI, Educare alla memoria, LA STAMPA, 8 febbraio 2018

Penso che il Giorno della Memoria, anche se non è una ricorrenza nazionale, metta a fuoco i nostri ricordi personali. «Non recidere, forbice quel volto,/solo nella memoria che si sfolla», scriveva Montale (Le occasioni, 18). Ma la stessa memoria tende ad allontanarsi da noi, d’altra parte anche la spensieratezza fa parte del nostro vivere. Certo, soprattutto in tarda età, diciamo che perdiamo la memoria, ma chi vive o sopravvive non dovrebbe mai allontanarsi da questa risorsa. È lei la migliore compagnia dei vecchi, è lei l’elisir di lunga vita che dobbiamo sorseggiare a qualunque età.  



Respingere o ripudiare il passato è un po’ come non riconoscere la propria madre. Giovanni Pascoli scrive che «anche i torrenti /hanno voci di memorie» (Poesie giovanili, Alla luna, dalle Carte Schinetti). E se la natura stessa esercita costantemente la propria memoria, quando questa le viene meno occorre trovare un responsabile dello scempio. Chi può essere se non l’uomo?  

In nome del cosiddetto progresso, nutrito dal dio denaro, abbiamo abbattuto, nel nostro Paese, ponti e monumenti di grande valore artistico, costruzioni medievali e rinascimentali, interrato fontane e ruscelli, aperto strade sterrate un po’ ovunque, senza rispetto dell’ecosistema. Si potrebbero scrivere fiumi di parole sulla «rottamazione» recente dei beni architettonici e artistici, spesso protetti solo a parole dalle varie sovrintendenze. Ma forse la cosa più saggia consiste nell’educare le giovani generazioni al culto del passato, mettendo semplicemente in pratica le tradizioni dei beduini, che restituiscono tale e quale ai figli la dimora che hanno ricevuto in dono dai genitori. Un bel passo in avanti di fronte a quanto ci accade intorno. Quando si riceve un regalo non si dovrebbe forse custodirlo con cura, e magari «tesaurizzarlo» (per usare un verbo spesso in bocca agli economisti), essere riconoscenti e devoti ai benefattori che, in questo caso, non sono altro che i nostri predecessori?  

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