Bruno Salgarello, 69 anni: meglio il contributo una tantum, ma i ricchi veri se la ridono
«Non è tutto oro quello che luccica». Bruno Umberto Salgarello, 69enne, due figli, l'anniversario di 40 anni di matrimonio festeggiato da poco, è arrabbiato. «Meglio il contributo una tantum che il blocco delle indicizzazioni». Bruno infatti appartiene a quella fascia di pensionati "d'oro", colpita, tra il 2012 e il 2013, dal contributo di solidarietà appena bocciato dalla Corte Costituzionale. Riavrà i suoi soldi, ma non è molto contento. Una delle strade che il governo potrebbe percorrere per ridurre i divari tra le pensioni più elevate e le più ridotte, è bloccare l'indicizzazione all'inflazione oltre un certo livello. «La mia è già bloccata - puntualizza -. Prendo 105 mila euro lordi l'anno senza adeguamento. Ma sono soldi che mi sono sudato pagando i contributi per 50 anni e iniziando a lavorare ad appena 15 anni come operaio. Facevo i turni in acciaieria».Poi la decisione di prendere un treno Bolzano-Milano che gli ha cambiato la vita. «Su quel treno ho letto un annuncio sul giornale: il giorno dopo ero già a lavoro a Milano come disegnatore di impianti». La svolta nel 1970 quando viene assunto alla Bosch, dove entra come impiegato ed esce nel 2001 da dirigente. «Erano altri tempi, è vero, ma ho fatto sacrifici, le scuole serali e tanta gavetta. Cento mila euro è una pensione dignitosa, ma è il frutto di un percorso fatto di sforzi. Sacrifici comuni a tanti altri dirigenti che hanno raggiunto per merito certi livelli di responsabilità. E ora per questo dobbiamo essere puniti? Non possiamo essere sempre noi a dare un contributo senza un ritorno di alcun tipo. Quello una tantum è giusto - sottolinea -, il problema è che sta diventando una semper. Non è corretto sotto il profilo umano, sociale e giuridico».
Qualche giorno fa Bruno ha discusso con un amico sindacalista. L'obiezione sempre la stessa: «Voi che avete di più, dovete contribuire in maggior misura» gli ha detto. «E io gli ho risposto che nessuno ci restituirà questo blocco della perequazione - spiega Bruno -. Il costo della vita aumenta e noi dobbiamo continuare a farne le spese? Senza considerare che ormai sono le famiglie che sostituiscono il welfare dello Stato ormai inesistente, aiutando i nostri figli che fanno il doppio della fatica per arrivare alla metà dei risultati che abbiamo ottenuto noi. La verità - aggiunge Bruno - è che i ricchi, quelli veri, se la stanno ridendo. Perché con la sentenza della Corte Costituzionale loro riavranno indietro somme pesanti. E se poi gli bloccano l'indicizzazione, quella per loro sarà solo un'inezia».
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