1. "L'uomo e la donna che ignorano che cosa sia il mondo, non sanno dove essi stessi si trovino" (M. Aurelio) - 2. “Quel grande | che temprando lo scettro a' regnatori | gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela | di che lagrime grondi e di che sangue” (U. Foscolo)
venerdì 11 luglio 2014
FINE DELLO STATO SOCIALE. SANITA'. D. MINERVA, Cancro, i nuovi farmaci costano troppo Chi li vuole se li deve comprare da solo, L'ESPRESSO, 11 LUGLIO 2014
Il diavolo si nasconde neidettagli. Nessuno aveva fatto caso a un recondito comma del decreto
158 scritto dal ministro della Salute del governo Monti, Renato Balduzzi,
convertito in legge l’8 novembre del 2012. Un codicillo agghiacciante che oggi
tutti chiamano Cnn, e consente la messa in commercio di costose medicine
anticancro non dispensate dal Ssn, che devono quindi essere pagate direttamente
dai pazienti. Non era mai accaduto che per legge si potesse discriminare tra i
malati ricchi e quelli poveri: oggi si fa, e con conseguenze drammatiche.
Che lasciano
intravedere uno scenario che non piace a nessuno: lecure più costose e più nuove che escono pian piano dal prontuario
per essere destinate solo a chi ha i soldi in banca o una buona assicurazione
che gliele fornisce.
Il fatto è che una nuova generazione di medicine,oncologichema non solo, ha fatto saltare il banco.
Costano moltissimo (spendiamo ogni anno in farmaci anti cancro oltre un
miliardo e mezzo di euro). La buona notizia è che spesso funzionano. Le cattive
notizie sono due: è difficilissimo stabilire in che misura saranno capaci di
arrestare l’avanzata di quello specifico cancro che affligge quello specifico
paziente, e spesso lo fanno solo per pochi mesi se non poche settimane. Così a
fare da sfondo alla vergogna di quanto è accaduto in Italia c’è un dilemma
bioetico che è al centro di un colossale dibattito internazionale: qual è il
prezzo della vita?
Se ne parla da anni nelle maggiori assise oncologiche
mondiali, ne sono piene leriviste scientifiche. Tutti a chiedersi: qual
è il “giusto” prezzo che i servizi sanitari possono pagare per un farmaco che
allunga la vita di pochi mesi o, a volte, di poche settimane? Che valore hanno
quei “pochi mesi” per il malato e la sua famiglia? Non solo: quel “pochi”
definito statisticamente, vuole dire che per qualcuno sono molti di più, magari
anche anni, e per altri meno. Perché l’efficacia delle nuove medicine, e in
genere la prognosi di un cancro, variano enormemente da persona a persona; se è
vero che per alcuni farmaci, con appositi test genetici, si può vedere se
funzioneranno o meno, per altri non c’è nulla capace di prevedere cosa accadrà.
Insomma il dilemma è
tecnico ebioetico insieme. Come l’ha risolto l’Agenzia
italiana del farmaco (Aifa)? Mettendo tutto
in stand by. Col mandato preciso, tutti sospettano, di non aggiungere nuove
voci di costo ai già precari bilanci della Sanità. Commenta Francesco Cognetti,
direttore della divisione di Oncologia Medica del Regina Elena di Roma e
presidente della Fondazione Insieme contro il cancro: «Le regole di efficacia
purtroppo possono essere carenti e fallaci. Gli organi regolatori valutano il
“costo - beneficio” e cercano di monetizzare il valore di un farmaco. La
motivazione principale che muove le scelte della nostra agenzia regolatoria è
il risparmio».
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