Secondo fonti mediche palestinesi, l'esercito israeliano starebbe impiegando nell'attacco a Gaza armi micidiali, che non sarebbero in linea con le normative deldiritto internazionale. Una questione non soltanto giuridica, perché questi ordigni aumentano i rischi di colpire la popolazione civile.
I più devastanti sono i proiettili di artiglieria che esplodendo scagliano migliaia di freccette d'acciaio in tutte le direzioni. Sono munizioni usate dai carri armati proprio per i combattimenti contro i guerriglieri, nelle città o nelle zone boscose: ogni colpo semina una nuvola di dardi, ciascuno lungo circa 3,5, in un raggio di 300 metri.
L'obiettivo è uccidere chiunque si trovi in quest'area, anche se protetto da rifugi improvvisati o nascosto dietro una finestra. Tecnicamente vengono chiamate “anti-personnel” perché destinate a eliminare truppe appiedate. Ed è facile immaginare la letalità di una simile pioggia di frecce nelle strade di un centro abitato.
Una sentenza della Corte suprema israeliana, nel 2002 ha ritenuto lecito l'impiego di questi ordigni. Ma secondo l’organizzazione per i diritti umani israeliana B’Tselem, l’utilizzo di queste granate in aree densamente abitate - come Gaza - non rispetta il principio fondamentale “di distinguere tra chi è coinvolto nei combattimenti e la popolazione civile”. Secondo questo principio, B’Tselem “condanna l’utilizzo di un’arma così imprecisa e le morti che sta provocando”.
Le munizioni “anti-personnel” furono utilizzate dall’artiglieria israeliana anche durante il confronto militare con gli Hezbollah libanesi e nella precedente operazione contro Gaza (Colonna di Nuvola) nel 2012. Dopo le proteste da parte di numerose organizzazioni internazionali, il comando dell'esercito promise che questi ordigni sarebbero stati sostituiti con armi che comportavano minori rischi per i civili.
Un’altra controversa arma è quella definita con l'acronimo DIME: Dense Inert Metal Explosive. Questi proiettili sfruttano la pressione creata dall’onda d’urto dell'esplosione per mettere fuori combattimento gli avversari, senza emettere schegge come negli ordigni tradizionali. Ma l'involucro di queste granate è composto di tungsteno, un metallo che provoca il cancro. La detonazione sparge una pioggia di micro particelle di tungsteno su aree molto vaste, contaminandole per un lungo periodo di tempo. Così il “male minore” diventa incubatore di malattie a lungo termine.
Il sottosegretario del ministero della salute di Gaza, Youssef Abu Resh, ha recentemente dichiarato in una conferenza stampa che «i medici degli ospedali di Gaza avrebbero registrato ferite riconducibili al Dime». La conferma è arrivata anche da Mads Gilbert, un chirurgo norvegese che ha operato nell’ospedale di al-Shifa (Gaza city) durante le ultime tre escalation militari nella Striscia: «Le ferite riportate confermano l’utilizzo di questo tipo di esplosivo, enormi pezzi di tessuto vengono letteralmente asportati, non c’è presenza di frammenti della bomba e i corpi emanano un odore che ho già riscontrato in passato».
L’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, Navy Pillay, ha dichiarato che “Israele starebbe commettendo crimini di guerra” e che presto verrà creata una commissione, su richiesta palestinese, per investigare la veridicità di queste accuse.
Le fazioni militanti palestinesi nella Striscia continuano invece a lanciare razzi contro le città israeliane. La maggior parte sono di produzione artigianale (Qassam e al Quds 101) e come propellente utilizzano un misto di fertilizzante e zucchero. Sono ordigni altamente imprecisi, che spesso esplodo in volo. Ma è proprio la loro imprevedibilità a renderli difficilmente intercettabili. All’impatto, provocano in genere danni limitati contro le abitazioni mentre sono letali quando colpiscono persone. Diversa la potenza dei razzi a lunga gittata Grad e al Fajr. Il primo è la versione iraniana dell'arma di produzione russa, mentre il secondo è completamente progettato nella repubblica islamica. I primi hanno una gittata di 30/40 chilometri mentre i secondi possono arrivano a 75/80 chilometri di distanza. Anche l'impiego di queste armi è considerato una violazione della legge internazionale. Il rapporto dell’Human Right Council delle Nazioni Unite sull'operazione “Piombo Fuso” lo ha considerato un crimine di guerra, perché diretto soprattutto contro la popolazione.
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