Questo sarà un Paese dove trovi lavoro se conosci qualcosa, e non se conosci qualcuno». Così diceva Matteo Renzi il 12 novembre 2012, candidandosi alle primarie contro Pierluigi Bersani.L'inchiesta de "L'Espresso"documenta che, arrivato a Palazzo Chigi, Matteo Renzi non solo ha messo sulle poltrone della società pubbliche fedelissimi e compagni d'avventura, ma personaggi senza curriculum adeguato, qualche indagato, esponenti dei vecchi poteri forti e perfino soggetti che hanno finanziato la sua fondazione Open.
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Come Gabriele Beni: imprenditore del settore calzaturificio, è l'uomo che ha regalato a Renzi le D'Acquasparta, le scarpe con il tricolore che il premier ha indossato allo show del recupero della Costa Concordia. Qualcuno parlò di una caduta di stile, perché il premier ha fatto da testimonial a un industriale che ha finanziato la sua fondazione con 25 mila euro. "L'Espresso" ha scoperto che Beni è stato dopo qualche settimana nominato dal governo vicepresidente dell'Ismea, l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare controllato dal ministero dell'Agricoltura.
Se un trombato alle elezioni europee del 2014 dell'Ncd, Massimo Ferrarese, presidente della squadra di basket di Brindisi è diventato da poco presidente di Invimit - società del ministero dell'Economia che gestisce fondi immobiliari per miliardi di euro - senza nemmeno la laurea, nessuno ha avuto nulla da dire sulla nomina di Claudio Costamagna a presidente di Cassa depositi e prestiti.
Nonostante sia un fatto che l'ex Goldamn Sachs abbia avuto rapporti stretti con Luigi Bisignani, il lobbista condannato per la maxitangente Enimont e la P4: come risulta dal brogliaccio inedito ( pubblicato da "L'Espresso" ) degli atti dell'inchiesta sulla P4, nel 2010 i due chiacchieravano al telefono di vita, morte e miracoli di Andrea Orcel, il banchiere inviso a Bisignani come possibile successore di Alessandro Profumo alla guida di Unicredit.
«La meritocrazia è l'unica medicina per l'Italia. Gli amici degli amici se ne faranno una ragione» ha ribadito Renzi a ottobre 2013. Tra raccomandati, miracolati e fotografi originari di Rignano sull'Arno assunti a Palazzo Chigi a 70 mila euro l'anno, il trionfo del merito sembra di là da venire.
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