«Far e il giornalista è sempre meglio che lavorare», si diceva un tempo. La battuta di Luigi Barzini Jr rischia oggi di essere applicata ai sindacalisti: «Fare il sindacalista è sempre meglio che lavorare».
Per ragioni retributive, da un po’ di tempo alcuni dirigenti sindacali sono presi di mira. Da quando è in crisi la prassi dell’intermediazione. Da quando si è scoperto che l’ex segretario della Cisl Raffaele Bonanni è uscito di scena con una pensione d’oro ottenuta con sapienti artifizi. Da quando Fausto Scandola, iscritto alla Cisl dal 1968, è stato espulso per aver reso pubblica una lettera in cui denunciava i mega compensi di alcuni dirigenti. Da quando l’Inps ha pubblicato il dispositivo pensionistico dei rappresentanti dei lavoratori che permette loro uscite vantaggiose.
Nessuno mette in discussione il ruolo dei sindacati, anzi. Nella circostanza, c’è chi ha reagito bene, come Susanna Camusso, dando il via a un’operazione trasparenza (il segretario generale della Cgil guadagna 3.850 euro netti al mese), e chi male, come Carmelo Barbagallo, segretario Uil, che invece di mostrare la busta paga ha attaccato duramente la dirigenza dell’Inps.
Barbagallo, «chiddu da tuta», quello della tuta. Si racconta che quando faceva il sindacalista alla Fiat di Termini Imerese durante un’assemblea gridò: «Se passa il terzo turno, io torno in fabbrica e mi rimetto la tuta». Gettò la tuta alle ortiche anche se il terzo turno passò.
20 settembre 2015 (modifica il 20 settembre 2015 | 11:40)
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