Ha cinque anni Sophie Cruz ed è figlia di immigrati messicani che vivono clandestinamente in California. Sa che il Papa è in viaggio negli Stati Uniti. E mercoledì 23 settembre è uscita di casa con un obiettivo, chiaro e difficilmente realizzabile: raccontare la sua storia a Papa Francesco, il suo timore che mamma e papà vengano portati via. Ha scritto una lettera e ha fatto un disegno, con la fantasia e la tenacia di una bambina pronta a realizzare un desiderio.
«Lasciatela venire a me»
«Lasciatela venire a me», ha detto Francesco dopo averla vista tra la folla sul National Mall di Washington. La piccola era stata fermata una prima volta dalla sicurezza e, con fantasia e tenacia, si era fatta sollevare dal padre mentre il Pontefice si stava avvicinando. Lui l'ha presa fra le braccia e l'ha tenuta stretta per qualche secondo, prima di accettare la lettera e il disegno che lo raffigura mentre tiene la mano a bambini di razze diverse.
- Il disegno di Sophie
Il sorriso di Sophie e le lacrime di Reem
Una scena che ricorda, quantomeno all'inizio, quella della giovane palestinese Reem Sahwil, che ha raccontato la sua storia ad Angela Merkel. Decisamente diverso l'epilogo: Reem è scoppiata in lacrime in seguito alla cruda risposta della cancelliera, mentre Sophie si è staccata dal Pontefice con un sorriso sazio e soddisfatto.
La lettera
«Credo di avere il diritto di vivere con i miei genitori. Ho il diritto di essere felice», scrive Sophie nella lettera. «Il mio papà», racconta, « lavora molto in una fabbrica. Tutti gli immigrati come il mio papà hanno bisogno di questo Paese. Meritano di vivere con dignità e nel rispetto. Meritano una riforma dell'immigrazione».
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