Una serie di contraddizioni, di fenomeni in cui si intreccia il vecchio che scompare e il nuovo che avanza:
la corruzione che dilaga a tutti i livelli senza che una classe dirigente, riconoscibile ed autorevole, cerchi di fermarla anche perché è essa stessa fonte del problema;
la difficoltà di far emergere e far accettare in pieno la legittimità di un potere autenticamente moderno (legale-razionale?): meglio far posto al carisma o alla tradizione;
il consumismo sfrenato e non rispettoso né dei gusti né dell'ambiente che, anzi, appare sfigurato dal sordido ed esibizionistico uso di ville e villotte, di SUV e da un quantitativo di automobili mai visto prima che si muove in un caos perenne ed indefinibile;
la volgarità di massa, fra cellulari e tatuaggi, che soppianta definitivamente ogni speranza di buon gusto e di rispetto anche nelle relazioni più ordinarie e quotidiane;
le strade che giacciono in uno stato di degrado totale così come la pratica della manutenzione degli spazi pubblici;
forme di fanatismo e di irrazionalismo che dominano l'informazione e la cosiddetta comunicazione social;
razzismo e xenofobia accanto a forme di sfruttamento del lavoro schiavile tollerato ed esibito;
la difficoltà di chi intende denunciare (si fa per dire) le pratiche di ricatto e di sfruttamento che dilagano nel mondo del lavoro contemporaneo; cosa che si può fare a condizione di farsi riprendere incappucciati o con la voce distorta nello stile che abbiamo ricordato decenni fa quando a farlo erano, però, mafiosi pentiti o persone che intendevano uscire da quel mondo.
Pensavamo di esserci "sviluppati" negli anni Sessanta? Pasolini parlò, in quegli anni di "sviluppo senza progresso", cosa che, forse, riusciamo a capire solo adesso e con gravissimo ritardo.
Grazie, articolo interessante. Come sempre.
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