Bufala
Insomma, anziché fermarsi a riflettere su cosa siano i numero arabi - quelli che usiamo ogni giorno, dal XIII secolo, introdotti in Europa dal matematico pisano Leonardo Fibonacci - il pubblico del social ha scatenato la rabbia razzista contro i musulmani: una pioggia di commenti, anche sgrammaticati, tra l'esilarante e l'inquietante. Molti, insomma, hanno creduto alla bufala e si son fatti trascinare nella polemica. Non è mancato però chi ha cercato di fermare la valanga di odio: «Eliminate da Facebook questo video , ecco perché innalziamo il vento a favore del razzismo», ha scritto qualcuno sul Web.
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ANTICIPATO GRAMELLINI
DARE I NUMERI
CORRIERE D. SERA, 28 giugno 2018
Una pagina Facebook gestita da buontemponi annuncia che un certo Tarim Bu Aziz ha chiesto di introdurre i numeri arabi nelle scuole italiane per favorire l’integrazione. Neanche il tempo di leggere la provocazione e i tastieristi della Rete già caricano a testa bassa. Scrivono al sedicente Tarim che i suoi numeri se li può infilare in quel posticino, basta buonismo, vaffa tu e i numeri arabi, in Italia usi i numeri nostri oppure te ne torni al tuo Paese. Il fatto è che i numeri nostri sono appunto i numeri arabi, importati nel tredicesimo secolo per sopperire all’eccessiva complessità di quelli romani.
Non è un’informazione riservata, né una cospirazione di matematici finanziati dalla setta degli Illuminati, ma una banalissima nozione scolastica che ha sfiorato le orecchie di chiunque abbia avuto dimestichezza con i banchi delle elementari. Uno può non avere più trovato il tempo di ripassarla, specie se ne trascorre troppo davanti al computer. Ma l’aspetto incredibile della vicenda è la reazione impulsiva di massa. Tra le tante persone ad avere letto la bufala, ben poche si saranno prese la briga di digitare «numeri arabi» su un motore di ricerca per controllare come stessero realmente le cose. Ci avrebbero impiegato non più di dieci secondi (10, in numeri arabi). Invece hanno preferito reagire d’impulso, che è cosa ben diversa dall’istinto. Come tanti pecoroni anarchici ai quali basta che una notizia confermi un pregiudizio per convincersi che sia vera.
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ANTICIPATO GRAMELLINI
DARE I NUMERI
CORRIERE D. SERA, 28 giugno 2018
Una pagina Facebook gestita da buontemponi annuncia che un certo Tarim Bu Aziz ha chiesto di introdurre i numeri arabi nelle scuole italiane per favorire l’integrazione. Neanche il tempo di leggere la provocazione e i tastieristi della Rete già caricano a testa bassa. Scrivono al sedicente Tarim che i suoi numeri se li può infilare in quel posticino, basta buonismo, vaffa tu e i numeri arabi, in Italia usi i numeri nostri oppure te ne torni al tuo Paese. Il fatto è che i numeri nostri sono appunto i numeri arabi, importati nel tredicesimo secolo per sopperire all’eccessiva complessità di quelli romani.
Non è un’informazione riservata, né una cospirazione di matematici finanziati dalla setta degli Illuminati, ma una banalissima nozione scolastica che ha sfiorato le orecchie di chiunque abbia avuto dimestichezza con i banchi delle elementari. Uno può non avere più trovato il tempo di ripassarla, specie se ne trascorre troppo davanti al computer. Ma l’aspetto incredibile della vicenda è la reazione impulsiva di massa. Tra le tante persone ad avere letto la bufala, ben poche si saranno prese la briga di digitare «numeri arabi» su un motore di ricerca per controllare come stessero realmente le cose. Ci avrebbero impiegato non più di dieci secondi (10, in numeri arabi). Invece hanno preferito reagire d’impulso, che è cosa ben diversa dall’istinto. Come tanti pecoroni anarchici ai quali basta che una notizia confermi un pregiudizio per convincersi che sia vera.
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