martedì 26 giugno 2018

POLITICHE DELL'IMMIGRAZIONE. M. AIME, Salvini, contano i fatti ma anche le parole per descriverli, IL FATTO, 26 giugno 2018

Contano i fatti, certo, ma anche le parole per descriverli. E le parole a volte diventano fatti, perché come diceva Nanni Moretti in un suo celebre film: «Chi parla male, pensa male».


«Migrante è un congiuntivo». Al di là dell’ignoranza grammaticale – semmai è un participio presente – è il disprezzo che trasuda da quelle parole, la riduzione a battuta, peraltro pessima, di tragedie umane.
«La pacchia è finita». Quando è iniziata? Tra le terre aride del Sahel, dove le donne percorrono chilometri per procurarsi un secchio d’acqua? In Eritrea, dove il servizio militare obbligatorio per maschi e femmine dura dai 18 ai 40 anni? Sulle coste del Senegal, dove i pescatori tornano ogni sera con le barche più vuote, perché i pescherecci europei, russi, cinesi catturano tutto il pesce al largo? O tra le dune del Sahara, senza acqua, alla mercé di trafficanti senza scrupoli? Trasportati su camion scassati, insieme alla cocaina, che tanto piace a noi europei, a noi italiani. Viaggia sugli stessi mezzi, segue le stesse rotte, ma quella non la fermiamo.

O forse era nelle galere libiche la pacchia? Essere picchiati, violentate, sfruttati, derubati. O ancora su un barcone sovraccarico tra le onde del Mediterraneo. Si può essere crudeli, ma avere il senso della tragedia e delle proprie azioni. Non è un’attenuante, ma rivela almeno una coscienza, quella di chi sa che fa del male.
«Le navi delle ong non vedranno l’Italia nemmeno in cartolina!» detto davanti a uno smartphone, con la faccia deformata dall’obbiettivo, come un bullo adolescente che si fa il selfie mentre picchiano un compagno.
Dignità, questo ci vorrebbe. Allora si potrebbe anche discutere delle idee, in piena libertà, ma con dignità, nel rispetto di tutti. Così no. Perché se uno dice: «Missione Libia, si parte!» con il tono di uno che va con gli amici a Pizzighettone a mangiare i pisaröi, mentre laggiù si imprigiona, si tortura, si uccide, non merita nessuna considerazione. Né la decenza e la dignità di una discussione. Non la merita lui e nemmeno quelli che gli stanno accanto, che magari non condividono del tutto ciò che dice, ma tacciono.

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